L’Nssf rintuzza gli attacchi

Steve Sanetti, presidente della National shooting sports foundation, ha rilasciato una intervista nella quale ribatte punto per punto alle teorie proibizioniste del presidente Usa Barack Obama e dei vari Stati americani che vogliono di propria iniziativa introdurre restrizioni sulle armi da fuoco

Steve Sanetti, presidente della National shooting sports foundation, ha rilasciato una intervista nella quale ribatte punto per punto alle teorie proibizioniste del presidente Usa Barack Obama e dei vari Stati americani che vogliono di propria iniziativa introdurre restrizioni sulle armi da fuoco. Sulla restrizione alla capacità dei caricatori, ha esclamato: “milioni e milioni di americani onesti usano armi semiautomatiche con caricatori amovibili della più disparata capacità, e milioni di essi non fanno nulla di male a nessuno. Non penso che proibire i caricatori sia il corretto approccio”.

Sulle dichiarazioni del senatore Chris Murphy (Connecticut), che ha dichiarato che i fucili tipo Ar15 “sono progettati per uccidere la gente”, Sanetti ha ribattuto che “milioni di americani hanno passato i controlli del Background check per acquistare queste armi, ma l’incidenza dei crimini commessi con le armi è in continua discesa. Se a questa gente che, evidentemente, ha acquistato queste armi per ragioni legittime, si dice che sono tutti potenziali assassini perché l’unico scopo per il quale comprare un’arma come quella è ammazzare la gente, come si pretende che questa gente cooperi per trovare una soluzione alla violenza?”.

E proprio sulla violenza commessa con le armi, ribadisce: “prendiamo il Connecticut: nello Stato si sono verificati due omicidi negli ultimi sette anni, commessi con una carabina. Nello stesso periodo, ma ogni anno, si sono verificati 40 omicidi con coltelli, 320 con bastoni e 20 commessi con calci e pugni. Le armi possono essere proibite, ma allora bisognerebbe proibire anche gli altri strumenti”.

Per quanto riguarda la strage di Newtown, Sanetti non ha dubbi: “In quel caso, il possessore delle armi, cioè la madre dell’autore della strage, non ha esercitato la giusta sorveglianza sulle armi stesse, come avrebbe dovuto. Sapeva di avere in casa una fonte potenziale di rischio, sapeva di avere bisogno di aiuto. Se si avesse avuto la necessaria cura nella custodia delle armi, la strage non si sarebbe verificata e non ci sarebbero tutte queste richieste di restrizioni in materia di armi”.