La vicepresidente Usa torna a parlare di messa al bando dei black rifle

La vicepresidente degli Stati Uniti, Kamala Harris (in foto), ha invocato esplicitamente la messa al bando dei black rifle dopo la strage di 19 bambini perpetrata da un 18enne squilibrato a Uvalde, in Texas. Lo ha fatto mentre partecipava al funerale di una delle vittime di un altro mass shooting, svoltosi a Buffalo (New York) pochi giorni prima di quello di Uvalde. “Per quanto riguarda la violenza con armi da fuoco”, ha dichiarato la Harris, “ho detto, e ripetuto infinite volte, che non è più tempo di girarci intorno valutando le soluzioni. Non stiamo cercando un vaccino. Sappiamo cosa è necessario, come la messa al bando delle carabine d’assalto. Sono state progettate con uno scopo specifico, uccidere un sacco di esseri umani con la massima rapidità. Una carabina d’assalto è un’arma da guerra che non può avere posto nella società civile”.

Il bando sulle armi “d’assalto” (in realtà si tratta di carabine semiautomatiche di “aspetto militare”, che negli Stati Uniti sono definite Msr, Modern sporting rifles) per la verità fu proposto e fatto entrare in vigore già nel 1994 da parte dell’amministrazione Clinton. Dopo 10 anni di vigenza, non fu rinnovato dall’amministrazione Bush e decadde. L’analisi successiva condotta dagli studiosi ha, peraltro, evidenziato la sua sostanziale inutilità nel contrasto alla violenza commessa con armi da fuoco.

Il bando dei black rifle è stato integrato dalla Harris anche con la proposta di un rafforzamento delle verifiche preliminari sull’idoneità dell’acquirente di un’arma (cosiddetto Nics o Background check), pensando in particolar modo al fatto che l’omicida di Buffalo è riuscito a comprare legalmente un’arma senza che si sia apparentemente manifestato alcun allarme, nonostante avesse precedenti.

I dubbi, principalmente da parte Repubblicana, sulla reale efficacia pratica del bando sulle carabine “d’assalto” e sui caricatori ad alta capacità per queste ultime per quanto riguarda la prevenzione dei mass shooting si scontrano con il fatto che, per esempio, lo Stato dell’Unione nel quale le regole proposte dalla Harris sono già in vigore (la California) è anche lo Stato nel quale negli ultimi vent’anni si sono verificati il maggior numero di mass shooting. Inoltre, solo nel 16 per cento dei casi, i mass shooting avvenuti negli ultimi vent’anni nei 50 Stati dell’Unione hanno visto l’uso di carabine “d’assalto”, a fronte dell’83 per cento perpetrato con comuni pistole.

Uno degli aspetti che ha finora impedito di introdurre norme magari meno eclatanti rispetto alla messa al bando dei black rifle, ma più efficaci in termini di prevenzione (come il rafforzamento del Background check e la sua estensione anche alle transazioni tra privati) è rappresentato tuttavia dal fatto che queste misure di buon senso vengono normalmente “agganciate” dai proponenti del Partito democratico in un “pacchetto prendere-o-lasciare”, senza tenere in considerazione il fatto che l’Ar15 e i suoi derivati sono tra le armi più iconiche, ma anche diffuse tra gli appassionati americani e che andare a “toccare” questa icona comporterebbe una infrazione a uno dei principi cardine della società americana, che non è quella delle armi da fuoco, bensì quella della proprietà privata. Si vedrà…