La Toscana riorganizza la caccia

La regione ha votato a maggioranza la legge d’iniziativa consiliare che riduce a nove gli Atc e introduce un diverso modello gestionale. Ma la Cct esprime insoddisfazione per emendamenti che hanno stravolto lo spirito della riforma.
Con la Finanziaria regionale, la Toscana ha approvato un provvedimento collegato, che prevede una decisa revisione della legge regionale sulla caccia: riduzione a 23 euro della tassa annuale regionale per esercitare la caccia, mentre è stata aumentata la destinazione di risorse alle associazioni dei cacciatori, passando dal 2,5 all'8% delle tasse regionali; ampliamento degli Ambiti territoriali di caccia, che diventano solo nove in tutta la Regione; privatizzazione della connotazione giuridica dei Comitati di gestione degli Atc.
Insieme alla legge è stata approvata anche una proposta di risoluzione della commissione agricoltura che impegna la giunta, in attesa che gli Ambiti territoriali di caccia si dotino di propri statuti, a garantire la più ampia partecipazione delle associazioni rappresentative presenti sul territorio con un’adeguata rappresentanza nel comitato di gestione.
I confini dei nove Atc corrisponderanno a quelli delle province e saranno indicati con il nome della città capoluogo. Firenze e Prato formeranno un solo ambito territoriale. Nel piano faunistico venatorio potranno essere istituiti sottoambiti, che però non potranno costituire organi di tipo amministrativo. Sarà un’assemblea dei delegati, eletti dai cacciatori, dalle aziende agricole, dalle associazioni ambientaliste riconosciute, residenti nel territorio interessato, ad approvare gli atti fondamentali, come lo statuto, il bilancio di previsione e il consuntivo.
L’organo responsabile dell’amministrazione sarà il comitato di gestione, composto dai rappresentanti delle organizzazioni professionali agricole e dalle associazioni venatorie (60%), dai rappresentanti di associazioni di protezione ambientale (20%) e rappresentanti degli enti locali (20%). Sarà il comitato di gestione a decidere la quota di iscrizione all’Atc, sulla base di importi minimi e massimi fissati dalla Giunta regionale. Il collegio dei revisori di tre componenti sarà presieduto da quello indicato dal Consiglio regionale.
La Regione, per garantire il coordinamento delle attività di gestione, svolgerà un’attenta verifica e potrà impartire specifiche direttive, che, in caso di inosservanza, potranno far scattare il commissariamento. Per garantirne la funzionalità, la Commissione consultiva, istituita presso la Giunta regionale, potrà essere nominata in presenza di più della metà delle designazioni, fatte salve le successive integrazioni.
La costituzione dei nuovi Atc dovrà avvenire entro aprile 2015 e il passaggio di competenze entro il 15 giugno successivo. Per la stagione venatoria 2015/'16 la quota di iscrizione all’Atc è fissata in almeno 100 euro.
Favorevoli Forza Italia, Partito democratico e Più Toscana, voto negativo invece per consiglieri di Tcr e del gruppo misto, nonché per Ncd. L’assessore Gianni Salvadori ha ricordato che è stato seguito il criterio della trasparenza e della natura giuridica degli organi, in uno stretto collegamento con le professionalità presenti nel sistema delle province e con le Università. “Ultime votazioni del 2014 e della legislatura regionale e, come al solito, al primo posto il tema che più di ogni altro è nel cuore dei politici toscani è la caccia” – queste le caustiche dichiarazioni del consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà, Mauro Romanelli. “Con tale atto, in sintesi e per andare al succo, d’ora in poi gli Atc saranno finanziati non più dalla regione, con i proventi della tassa di concessione venatoria, ma direttamente dai cacciatori stessi, con il rischio di una gestione molto più discrezionale delle risorse”. "Durante il dibattito – continua Romanelli – sono fortunatamente passati emendamenti migliorativi, che ho firmato sostenendo proposte di alcuni colleghi del pd e di altri gruppi meno estremisti nell'ossequio al mondo venatorio, ma resta forte la tentazione da parte del partito delle doppiette di voler gestire questi enti in maniera sempre più privatistica, mal sopportando i controlli e i vincoli legati alla gestione che ordinariamente si deve fare del denaro pubblico”. Per Legambiente e Wwf si tratta di una decisione inaccettabile, con cui la Regione Toscana continua a favorire gli interessi di pochissimi (le associazioni dei cacciatori) nei confronti del bene di tutti (la tutela della fauna e dell'ambiente). In una situazione di crisi in cui la Regione taglia su tutto, anche nei settori più critici come la Sanità, alle associazioni dei cacciatori regala l'8% delle tasse regionali. Questi fondi, che la Regione ha deciso di assegnare alle Associazioni venatorie per pagare con soldi pubblici strutture private (regalie), dovevano essere destinati – continuano Wwf e Legambiente – ai rimborsi e alle opere di prevenzione per i danni alle colture agricole. queste condizioni, Legambiente e Wwf ritengono totalmente fallita la politica regionale di gestione dell'attività venatoria in Toscana e usciranno da tutti i comitati di gestione degli Atc.
La Confederazione cacciatori toscani (che riunisce Federcaccia, Arcicaccia e Anuu) giudica positivamente le proposte di legge per il riordino della governance in materia faunistica e venatoria che erano approdate in aula del Consiglio della Regione Toscana, per l’esame e il voto: "Un disegno di riforma logico e compiuto, che mentre affidava responsabilità e risorse dirette ai nuovi Comitati degli Ambiti territoriali di caccia, individuati come strutture associative senza scopi di lucro, costruiva adeguati meccanismi di garanzia e controllo, dagli organi Assemblea e Collegio dei Revisori all’obbligo di trasmettere una volta l’anno alla competente struttura regionale tutta la documentazione atta a consentire la verifica dell’attività".
Ma emendamenti presentati in ultimo e alla fine approvati dal Consiglio regionale, introducono disposizioni in stridente contrasto con lo spirito e la sostanza della originaria proposta di legge: "Il testo votato è evidentemente dettato da una sfiducia pregiudiziale nei confronti delle medesime: non possono avere altra spiegazione l’invenzione di una ennesima Commissione regionale di controllo sull’attività degli Atc, l’ossessiva specificazione delle procedure da seguire per gare ed acquisizione di forniture e servizi, addirittura la pretesa che gli Atc si avvalgano per lo svolgimento delle proprie attività del personale delle province, senza riguardo al tipo di professionalità e competenze che agli Atc servono né alle legittime attese di dipendenti pubblici che, forse, non pensavano di doversi ritrovare dipendenti di una associazione senza scopi di lucro”.
"Al di là di ogni valutazione giuridica sulla coerenza fra queste disposizioni e le precisazioni che nello stesso testo insistono sulla natura giuridica degli Atc, il messaggio politico sembra chiaro: il legislatore regionale diffida dei soggetti (gli Atc e dunque chi ne compone gli organi) cui pur tuttavia affida “compiti di rilevanza pubblicistica”, e ne dispone pertanto una sorveglianza speciale e preventiva. Un messaggio di notevole gravità, che rischia di compromettere sul nascere impegno e volontà di collaborazione e di scoraggiare l’assunzione di responsabilità, oltre che costituire un concreto ostacolo alla tempestiva operatività degli organi di gestione".