La striker dei maestri

Anche H&K si converte alla moda delle polimeriche a percussore lanciato: l’impugnatura mantiene le possibilità di personalizzazione della P30 (ben 27 combinazioni), nuove le alette di presa aggettanti in fondo al carrello
La Sfp 9, che negli Stati Uniti è commercializzata come Vp 9, non è certamente la prima striker della nota azienda tedesca. Prima della Vp 9, infatti, vi furono la P7 e la Vp 70, che precorsero i tempi in tante soluzioni, ancor oggi copiate. Pertanto, forte di una lunga storia e esperienza nonché per aderire alle richieste del mercato civile e professionale ormai sempre più orientati verso le striker, la Heckler und Koch ha prontamente progettato, sperimentato e commercializzato la nuova Sfp 9. È interessante notare che la prima pistola della linea Sfp è costituita non dalla classica arma di servizio con canna di 4,5 pollici (Glock 17) o addirittura 5 pollici (Beretta 92), bensì da un formato intermedio tra full size e compact. Troviamo, infatti, una canna lunga 4 pollici (104 mm), ma caricatore bifilare capace di 15 cartucce, il tutto racchiuso in dimensioni congrue sia per il porto manifesto sia per porto occulto. Formato che sempre più spesso è definito service pistol.
Tali caratteristiche possono trovare riscontro soprattutto dall’orientamento dei corpi di polizia, sempre più alla ricerca di armi dimensionalmente adatte a un impiego in divisa ma che, comunque, garantiscano all’operatore una buona discrezione durante il porto in abiti civili, senza dover ricorrere a modelli diversi rispetto quelli d’ordinanza. Cosa che pistole voluminose come Beretta 92-96-98, H&K Usp o Glock 17 non sono in grado di soddisfare.
Queste prerogative hanno già da tempo contraddistinto la linea di armi Heckler und Koch che, dagli inizi degli anni 2000, ha lanciato sul mercato prima la P2000, adottata dalla polizia di frontiera svizzera e da altri corpi di polizia evolutasi, poi, nella P30. Rispetto a queste due pistole, però, la Sfp 9 mostra un’organizzazione meccanica inedita. L’unico legame con la P30 risiede nel sistema di chiusura, nell’impostazione ergonomica dell’impugnatura e nell’utilizzo del medesimo affidabile caricatore.
La chiusura, infatti, è determinata dal solito risalto posto superirormente alla camera di cartuccia che si interfaccia con la porzione anteriore della finestra d’espulsione per formare un corpo unico fino a quando il proiettile non è uscito dalla canna.
Il piano inclito sottostante la camera di cartuccia, grazie all’interazione con il perno passante all’interno del blocchetto di culatta, dotato anch’esso di piano inclinato, determina l’abbassamento della canna che si svincola dal carrello per garantire il ciclo funzionale dell’arma.
Il sistema adottato è, infatti, il classico Browning modificato ma, comunque, completamente riprogettato rispetto a Usp, P2000 e P30, nelle quali i piani inclinati per l’abbassamento della canna non sono solidali al fusto, bensì ricavati nella porzione posteriore dell’asta guidamolla. La Sfp9 è, viceversa, dotata di un blocchetto in acciaio fissato al fusto polimerico che comprende sia i citati piani inclinati, sia le guide di scorrimento anteriori del carrello e trattiene il grilletto e i congegni a esso collegati. Tale blocchetto, integrando le guide di scorrimento, fornisce alla canna una sede stabile, in quanto la presenza delle guide fa sì che il posizionamento del blocchetto e, quindi, della canna rispetto al carrello, sia sempre uguale.
In altre realizzazioni come le Glock, dove le guide sono affogate nel fusto polimerico e il blocchetto con piani inclinati è collegato solo al fusto, nel tempo è possibile che l’arma prenda giochi dovuti a deformazioni del materiale polimerico, cosa che nella Sfp 9 non può accadere.
La canna, lunga 104 mm, è sempre trattenuta tra il carrello e il blocchetto con piani inclinati in modo stabile e preciso mentre le sei rigature poligonali che uniscono basso indice di ritenzione di scorie combustive a una valida presa sulla palla, garantiscono sempre una precisione di grande rilievo. Le canne “nascono” in 9×21 e non sono semplici 9×19 mm successivamente alesate. Ciò ha permesso la realizzazione di una cameratura corretta e ben centrata rispetto all’asse di canna. Anche il caricatore, il medesimo impiegato sulla P30 calibro 9×19 mm, è stato approntato specificatamente per l’italica buffonata 9×21 in quanto la minor conicità del bossolo comporta una differente compressione della molla, opportunamente tarata. Il caricatore trova ovviamente alloggio all’interno dell’impugnatura ed è trattenuto da un consolidato sistema di aggancio con leva a comando ambidestro alla base del ponticello.
Tale comando può indistintamente essere azionato sia dal pollice sia dall’indice della mano forte, mentre un sistema di leve interne al fusto, inibisce la possibilità di smontaggio dell’arma qualora la stessa non abbia il carrello bloccato dalla leva ambidestra dell’hold open e sia priva del caricatore. Anche da questi particolari si capisce che la Heckler und Koch ha sempre avuto e ha a cuore la sicurezza dell’operatore, che si traduce in qualità, sia progettuale sia costruttiva. Tale qualità si nota soprattutto “dentro” l’arma, dove una serie di leve e congegni in acciaio ricavata da lastre ad alto spessore e resistenza concorre a rendere il meccanismo di scatto estremamente solido e progettualmente interessante. Lo scatto della Sfp 9 è in sola Singola azione: durante la fase di cameramento della cartuccia, la parte inferiore del codolo del percussore viene agganciata al dente di scatto che la trattiene con grande solidità. Lo stato del percussore, quindi anche lo stato dell’arma, è palesato da un piccolo riferimento verniciato di rosso che si rende visibile dal tappo del carrello quando il percussore è armato.
Essendo in Singola azione, lo scatto è reso comunque estremamente sicuro e al riparo da possibili spari accidentali da tre fattori: il primo è determinato da resistenza, spessore elevato e perfetta finitura di tutti i leveraggi e componenti dello scatto, compresa la molla a filo della barra di scatto, realizzata con un trefolo di acciaio armonico. L’elevata qualità delle componenti interne è, quindi, un fattore di sicurezza perché determina l’elevata affidabilità dei congegni di scatto. Secondo fattore determinante è la presenza della sicura al grilletto e dalla corsa del grilletto stesso che inibiscono la possibilità di azionare involontariamente i leveraggi di scatto. Solo con dito sul grilletto la pistola può sparare e, anche in questo caso, grazie a una corsa complessiva del grilletto pari a circa 9 mm, risulta altresì improbabile la partenza accidentale di una cartuccia provocata dal’involontaria contrazione del corpo per effetto di un forte stress. Ciò mette a riparo dall’esplosione prematura di cartucce durante un eventuale conflitto a fuoco. Terzo presidio di sicurezza adottato dall’arma è costituito dalla sicura al percussore. A questo proposito, nel caso della Sfp 9 i tecnici Heckler und Koch hanno voluto fare le cose in “grande” progettando una sicura particolarmente efficiente. Invece di ricorrere al solito pistoncino che in caso di scarsa manutenzione può rimanere bloccato, in questo caso troviamo nella porzione inferiore del carrello una leva infulcrata a un perno verticale di generose dimensioni che, in posizione di riposo, blocca la coda del percussore che, in tal modo, non può percuotere l’innesco. Ovviamente, solo a grilletto completamente premuto la leva della sicura ruota per permettere la percussione. Il peso di sgancio medio rilevato si è attestato sui 2.470 grammi con corsa del grilletto di circa 6 mm di corsa complessiva suddivisa in un tratto iniziale di precorsa seguita dallo sgancio netto e preciso. Il reset è di circa 3 mm di corsa e ciò mi ha permesso di ottenere una buona celerità di tiro unita a un’altrettanta precisione finale. Altra peculiarità dello scatto della Sfp 9 risiede nel fatto che il passaggio tra precorsa e secondo tempo è ben percettibile e netto, in modo tale da fornire le stesse sensazioni del classico scatto in Singola azione di una Beretta 92 o di una Sig Sauer P226. Ovviamente, con le dovute “proporzioni” per quanto concerne la lunghezza complessiva di scatto. Grazie a tali prerogative, il tiratore abituato ad armi ad Azione mista potrà prontamente trovare il giusto feeling con l’arma tedesca.
In effetti, non ho minimamente faticato a prendere “la mano” con la polimerica tedesca anche se a dire il vero, per riuscire a trovarmi veramente a mio agio ho dovuto inizialmente modificare l’ergonomia dell’impugnatura. Grazie alle esperienze maturate con la P30, la Sfp 9 vanta un’impugnatura modulare: è possibile variare il dorsalino di serie con altri 2 forniti con l’arma, nonché sostituire i pannelli laterali dell’impugnatura con altri 2 set, sempre di serie. Ciò permette all’operatore di soddisfare ogni esigenza ergonomica con ben 27 differenti possibilità di regolazione dell’impugnatura.
Il dorsalino montato sull’arma out of box non mi convinceva, pertanto con il solo ausilio di un normale cacciaspine da almeno 2,5 mm ho prontamente rimosso la spina posta alla base dell’impugnatura per rimuovere e sostituire il dorsalino. Quest’ultimo è fermato dalla spina ma è trattenuto in sede grazie a precise guide di scorrimento che servono per eliminare i giochi anche dei pannelli laterali sostituibili e per conferire all’impugnatura una resistenza torsionale molto elevata. Inseriti due pannelli sottili e rimontato il dorsalino medio, l’impugnatura della Sfp9 è diventata perfettamente attagliata ergonomicamente alla mia mano. L’inclinazione della stessa è apparsa corretta per una pronto allineamento dei congegni di puntamento mentre, grazie alla superficie corrugata antiscivolo, la presa è sempre stata perfetta sia a una mano sia a due mani.
Il tutto si è palesato con maggior chiarezza grazie alla fornitura di una fondina Ghost III, sempre distribuita da Tfc, che mi ha permesso di valutare con maggior oculatezza ogni aspetto del porto dell’arma e, soprattutto, della presa ed estrazione. In questo contesto, il peso contenuto della Sfp 9, unito all’ottima ritenzione offerta dalla fondina italiana, permettono di “dimenticarsi” di essere armati, tanto che durante tutta la mattinata dedicata alle prove a fuoco, condotte presso il campo di tiro del Brixia Shooting club di Mazzano (Bs), ho sempre cercato di portare la Sfp 9 carica con cartuccia camerata e due caricatori riforniti nell’apposito portacaricatori. In nessun caso, pur essendo alla mia prima esperienza con la Sfp 9 ho mai avuto dubbi sullo stato dell’arma né ho avuto timori di sorta.
Lo stato dell’arma, oltre a essere palesato dal codolo del percussore, è facilmente verificabile sia con arma semi-estratta, tramite contatto del dito indice con l’unghia estrattrice che, a cartuccia camerata, protrude dal profilo del carrello, sia dalle due comode “orecchie” in materiale polimerico di presa che consentono di effettuare un rapido e sicuro chamber check.
La Sfp 9, infatti, integra gli intagli di presa posti sia anteriormente alla finestra d’espulsione, sia classicamente in posizione posteriore del carrello, con due risalti in materiale polimerico ad alta resistenza situati in prossimità della tacca di mira e trattenuti in posizione dalla stessa. Tali elementi nascono per agevolare la presa del carrello con mani sudate o bagnate ovvero indossando i guanti ma, in realtà, si sono rivelati estremamente utili sia durante l’armamento con presa a “sella di cavallo” sia con presa con “pollice-indice” di tipica derivazione Beretta 92. L’estrazione e, ancor più importante, la presa dell’impugnatura è sempre risultata ottimale proprio grazie alla conformazione adattabile dell’impugnatura stessa e all’elsa pronunciata che “guida” la mano durante la presa iniziale dell’impugnatura. Estraendo in rapidità la Sfp9 si nota immediatamente che il mirino finisce naturalmente dentro la tacca di mira mentre, se ciò non avviene, “giocando” con i pannelli laterali di vario spessore si potrà variare l’angolo orizzontale di presa dell’arma.
Durante tutta la prova a fuoco ho sempre alternato il porto con cartuccia camerata con porto in condizione 2 (caricatore rifornito e camera di cartuccia vuota) per verificare sia la prontezza di risposta del “dito” allo scatto, sia per verificare l’effettiva facilità d’arretramento del carrello, successivamente dimostrato e confermato dalla Sfp9. In tal caso, non avendo leveraggi in prossimità della zona di presa dell’otturatore, con la polimerica tedesca è impossibile trovarsi con l’arma involontariamente in sicurezza come, viceversa, spesso può accadere “scarrellando” una Beretta 92-98. L’istintività di tutti i comandi è assoluta, tanto che non ho faticato ad adattarmi alla leva di sgancio caricatore.
Durante le prove ho più volte eseguito dei cambi d’emergenza per verificare l’ergonomia dei comandi ma, forse forte già di una certa esperienza con i prodotti Heckler und Koch, ho assunto l’abitudine di sganciare il caricatore agendo sull’appendice destra della leva di svincolo tramite il dito indice della mano forte.
In questo modo non si deve variare l’impugnatura durante i maneggi dell’arma. Per quanto riguarda la prova a fuoco avevo un campo di tiro a disposizione, un’arma (anzi tre) che desideravo provare e una gargantuesca quantità di munizioni con “l’obbligo” di spararne come se non ci fosse un domani. Cosa chiedere di più? Di più ho “solo” voluto testare se la pistola tedesca fosse una valida alternativa alle armi che già utilizzo per difendere la mia famiglia e a cui affidare la vita dei miei cari.
Infatti, il mio approccio con la Sfp 9 è stato incentrato non tanto sui singoli fattori come la precisione, la qualità dello scatto o l’affidabilità ma, piuttosto, ho voluto capire se la summa di tali elementi rendesse la Sfp 9 un’arma per difesa completa, ovvero uno strumento capace di permettere all’operatore di fare bene il proprio mestiere nel caso in cui il “bersaglio” rispondesse al fuoco.
Durante le prove ho estratto e rinfoderato l’arma circa un centinaio di volte, senza incertezze sulla presa dell’arma e senza interferenza della rail, ho sparato circa 400 cartucce variamente caricate senza problemi e ho sparato con le più svariate posture anche forzatamente lasche, senza ottenere inceppamenti.
Insomma, non mi sono potuto lamentare. Anche la precisione intrinseca dell’arma è apparsa veramente valida, merito dell’ottima organizzazione meccanica, della rigatura (anche se in affanno con palle eccessivamente morbide) e del corretto dimensionamento dei congegni di puntamento.
I test di precisione sono stati condotti eseguendo alcune rosate di 15 cartucce a 22 m con impugnatura a due mani senza appoggio e riutilizzando le cartucce che maggiormente sono state performanti a breve distanza.
In tale contesto le Sellier & Bellot Fmj 124 grs mi hanno permesso raggruppamenti entro i 90 millimetri, testimoniando che la Sfp 9, come normalmente viene portata, è naturalmente in grado di ingaggiare con sicurezza il bersaglio piccolo anche sopra i 20 metri di distanza. Anche in ambito sportivo o addestrativo la polimerica di Oberndorf è pienamente in grado di “ricamare” con precisione anche con palle in piombo nudo. Infatti, utilizzando una ricarica con palle cast Tc 122 grs non ho faticato a realizzare una rosata di 15 colpi sempre a 22 metri perfettamente centrale del diametro di circa 80 millimetri.
Un poco meno fortunata è stata la rosata con ricarica dotata di palla Frontier Rn 147 grs ramata che ha racchiuso in circa 110 mm mentre le cartucce dotate di palla Fiocchi Fmj 115 grs hanno allargato a circa 150 mm con un flyer a ore 10. Ottimo comportamento anche con le ricariche dotate di palla Fiocchi Jtc 100 grs, mentre con le commerciali lecchesi a palla in piombo teflonato e le ceche con palla ramata, la canna poligonale della Sfp9 è andata in affanno. Con tutte le cartucce testate non ci sono stati malfunzionamenti mentre le reazioni allo sparo sono apparse veramente modeste con rinculo ben gestibile e rilevamento, complice il basso asse di canna, assolutamente controllabile. Ovviamente non posso dire che la polimerica Heckler und Koch sia perfetta: in ogni caso, ci si avvicina molto! L’unico appunto che mi sento di esprimere è a carico delle mire che, pur essendo in solido acciaio, dal corretto dimensionamento e con puntini bianchi ad alta visibilità, personalmente prediligo con spigolo vivo verso la finestra d’espulsione per consentire l’armamento d’emergenza con una mano, e con dot al trizio. Produttore: Heckler und Koch, www.heckler-koch.com
Importatore: Tfc srl, Via G. Marconi 118/b, Villa Carcina (Bs), tel. 030.89.83.872, www.tfc.it
Tipo: pistola semiautomatica
Modello: Sfp9 (scatto Sf)
Calibro: 9×21 mm
Impiego specifico: servizio armato, difesa personale, tiro sportivo
Caricatore: prismatico amovibile bifilare a presentazione singola capace di 15 cartucce
Scatto: Special forces in Singola azione con percussore lanciato. Corsa del grilletto pari a circa 6 mm, reset 3 mm e carico complessivo pari a 2.470 g
Sicura: sul grilletto, al percussore. Sicura automatica che inibisce lo smontaggio dell’arma qualora non sia priva di caricatore e con carrello bloccato in apertura
Canna: lunga 104 mm, solcata da 6 righe poligonali
Organi di mira: metallici costituiti da mirino e tacca di mira con dot bianchi innestati a coda di rondine. Presenza della Picatinny rail anteriore per montaggio di torce e collimatori
Peso: 710 g
Materiali: canna, otturatore e meccanica in acciaio, fusto polimerico, caricatore in acciaio con fondello polimerico
Qualifica: arma comune