La guerra ai cani… da tartufo

Avvelenare gli animali è un atto ignobile, veramente una vigliaccheria in quanto contro questo attacco, l’animale non ha difesa. Nel caso di animali domestici e in particolare dei cani, c’è l’aggravante di abusare anche della sua innocenza, della sua buona fede e della sua grande fiducia che ripone nell’uomo. Purtroppo è quello che sta accadendo, con un aumento esponenziale, nei territori di tutta Italia ma, in particolare, su versante laziale e abruzzese. Da molto tempo, i cacciatori con il cane sanno di queste storie e tremano ogni volta che sciolgono i propri ausiliari, per la possibilità che trovino un boccone avvelenato. Ma da dove arrivano questi bocconi letali?

È un fatto che i cercatori di tartufi abbiano ultimamente aumentato i propri numeri, frequentando sempre più spesso le macchie e i boschi. Stranamente, al contrario di tutti i cani da caccia, i loro cani per la ricerca dei preziosi tartufi sono sempre equipaggiati con museruole blindate, costruite con lo stesso tipo di rete delle maschere da scherma. Ovvero a maglia fittissima. Perché, ci hanno spiegato, i bocconi avvelenati sono fatti anche con lo stracchino che, purtroppo, il cane riuscirebbe a mangiare attraverso museruole di tipo standard. Non parliamo poi di molti bocconi fatti con Wurstel pieni di chiodi o vetri, che decretano una fine di una sofferenza inaudita ai nostri poveri malcapitati compagni. Tutto questo accade (ma è ovvio che non si possa generalizzare, in quanto ci sono anche persone totalmente estranee) perché ormai la ricerca dei tartufi è diventata, per molti, una propria e vera guerra.

Questo si spiega facilmente in quanto il mercato ormai paga prezzi folli per questo prodotto dal sapore così forte e caratteristico. E quando i soldi cominciano a viaggiare, si arriva a tutto. La ricerca spasmodica ormai si esercita tutto l’anno, quando finisce il momento di uno specifico tipo di tartufo, comincia il momento di un altro. Spesso, arrivando noi di mattina presto, troviamo gente che esce dalle macchie nelle quali ha scorrazzato tutta la notte, per non farsi vedere da cercatori del posto o per “fregare” i propri colleghi. Gli ultimi casi di avvelenamento hanno riguardato le zone di Guadagnolo (Parco) vicino a Roma e, ultimamente, anche nel parco dei Monti Simbruini, nei pressi di Camerata e precisamente nella piana d’altura di Camposecco. Il presidente dell’associazione nazionale tartufai, Riccardo Germani, ha replicato agli episodi dicendo che “come si fa a dire che sono stati i tartufai piuttosto che un residente a cui dà fastidio che si vada lì? O un cacciatore che tenta di avvelenare i predatori?”.

Considerazioni, queste ultime, che possono essere facilmente rispedite al mittente: le zone frequentate dai tartufai spesso, anzi spessissimo, non hanno residenti: vedi il Parco dei Simbruini nella zona di Camposecco. Ancora, chi è cacciatore non ha interesse ad avvelenare predatori in un parco, come in tanti altri, ben sapendo che non ci potrà mai entrare a caccia. Per cui cosa lo farebbe a fare? Oltretutto i cacciatori nei parchi non possono entrarci neanche disarmati e con il cane al guinzaglio, pena pesanti multe. I tartufai, al contrario, hanno il potere di entrare ovunque, nei parchi e zone protette, con cani sciolti, senza che nessuno dica nulla.

L’aspetto più paradossale è che spesso gli organi di informazione, che da un lato sono sempre pronti a denigrare il rapporto tra il cacciatore e il suo cane, spesso dall’altro esaltano il legame esistente tra il cercatore di tartufi e i suoi cani.

Al di là di questi aspetti, ci si trova di fronte a una vera guerra, che auspichiamo venga messa sotto controllo. Innanzi tutto rendendo più capillare, e nominativo, il controllo sulla vendita di prodotti come lumachina, stricnina e veleni vari. Così come avviene per alcuni prodotti industriali, che ultimamente sono entrati nell’uso dello “sballo” e, quindi, tenuti sotto controllo. Su una cosa siamo d’accordo col presidente Germani: quando dice che “Queste sono azioni da delinquenti”. Speriamo che come tali siano trattati quando vengono (raramente) individuati.