La Fitds interviene sull’attuazione della direttiva 2008/51/Ce

La Fitds (Federazione italiana Tiro dinamico sportivo) è intervenuta sulla delicata questione del decreto per l’attuazione della direttiva europea sulle armi 2008/51/Ce. Come è noto, la bozza ministeriale del decreto contiene alcune norme che, se approvate, potrebbero comportare un sensibile danno al settore armiero, senza alcuna contropartita in termini di sicurezza sociale né, soprattutto, per obbedire alla direttiva europea medesima, che nulla chiede al riguardo

La Fitds (Federazione italiana Tiro dinamico sportivo) è intervenuta sulla delicata questione del decreto per l’attuazione della direttiva europea sulle armi 2008/51/Ce. Come è noto, la bozza ministeriale del decreto contiene alcune norme che, se approvate, potrebbero comportare un sensibile danno al settore armiero, senza alcuna contropartita in termini di sicurezza sociale né, soprattutto, per obbedire alla direttiva europea medesima, che nulla chiede al riguardo. Per questo motivo, il presidente della Fitds, Gavino Mura, ha spiegato in un comunicato che «mi sono immediatamente attivato per dare il nostro contributo all’attuazione della direttiva armi.

Congiuntamente a tutte le altre Federazioni sportive aderenti al Coni, le associazioni di categoria e della Confidustria rappresentati in sede istituzionale dall’Anpam, dal Cncn e dal Cab ci siamo impegnati in un continuo colloquio col Ministero e le autorità politiche per fornire tutti gli strumenti conoscitivi, i dati e le informazioni necessarie per evitare che siano inserite norme inutilmente restrittive, che limitino i tiratori sportivi e i cacciatori nell’esercizio delle loro attività senza che venga poi prodotta alcuna ricaduta positiva sulla pubblica sicurezza.

Nella riunione di giovedì 17 giugno indetta dal sottosegretario On. Mantovano, entrando nello specifico, ho inteso porre l’accento su alcuni elementi del testo che paiono esprimere una particolare criticità per gli sport praticati con le armi:

1. L’introduzione della licenza per la ricarica delle munizioni, appare un elemento di particolare criticità per gli sport armieri, mentre non sembra riguardare in alcun modo la direttiva in attuazione, di cui è fuori del campo d’ applicazione. Riteniamo fondato il pericolo che, con il previsto regolamento, si voglia vietare la detenzione della polvere per la ricarica a chi non abbia la licenza. Siamo inoltre particolarmente preoccupati in relazione ai modi di accertamento della relativa capacità tecnica, mentre riteniamo che nei confronti di chi già pratica la ricarica da diversi anni l’abilità tecnica debba essere presunta.

2. La previsione di una licenza per i campi da tiro privati viola l’art. 2 comma 1 della direttiva, che impone agli Stati membri di non alterare la disciplina nazionale del tiro sportivo attuandola. Per sovrappiù l’intera disciplina di settore viene attribuita alla normazione regolamentare di secondo grado, senza garanzie per operatori e utenti contro la discrezionalità dell’amministrazione. Riteniamo che l’attuale sistema di regolazione, che attribuisce ai sindaci la competenza ad approvare la costruzione delle strutture di tiro, esprima già compiute e sicure garanzie in merito alla corretta realizzazione delle stesse. Inoltre, mentre l’amministrazione del Ministero dell’Interno ha competenza con riferimento alla pubblica sicurezza, già incontrata nei poligoni privati, frequentati solo da soggetti autorizzati, non ha alcuna competenza con riferimento alla sicurezza passiva delle strutture, che ricadono invece nella generale competenza sul territorio degli enti locali.

3. Il bando definitivo delle armi corte in 9 parabellum, a prescindere dalla qualità normativa della dizione adottata, continuerà a impedire il celebrarsi in Italia delle più importanti manifestazioni della nostra disciplina sportiva, poiché nella divisione production la quasi totalità dei tiratori a livello europeo e mondiale utilizza tale calibro. Il nostro Paese ottiene risultati tra i migliori a livello internazionale nella disciplina del tiro dinamico: impedire, per una preclusione irragionevole e ormai immotivata, che esso possa ospitare gare internazionali quali i Campionati Europei o Campionati Mondiali non appare di facile comprensione”.