Il rapporto sulla criminalità in Liguria

A partire dal secondo semestre del 2008 si è assistito a una diminuzione, in Italia e in Liguria, di quasi tutti i reati denunciati alle forze dell’ordine, ma preoccupa la sottovalutazione del fenomeno del crimine organizzato che anche in Liguria è diffuso. Lo dice il quinto rapporto sullo stato della criminalità in Liguria, che analizza le tendenze delittuose nelle quattro province attraverso le denunce dei cittadini

 

A partire dal secondo semestre del 2008 si è assistito a una diminuzione, in Italia e in Liguria, di quasi tutti i reati denunciati alle forze dell’ordine, ma preoccupa la sottovalutazione del fenomeno del crimine organizzato che anche in Liguria è diffuso. Lo dice il quinto rapporto sullo stato della criminalità in Liguria, che analizza le tendenze delittuose nelle quattro province attraverso le denunce dei cittadini e le azioni di repressione delle forze dell’ordine e l’Osservatorio regionale sulla sicurezza urbana che tratteggia una realtà per nulla scontata. «Se, come nel resto del Paese, si può osservare che in Liguria si sono registrate importanti mutazioni nel campo della criminalità», spiega Stefano Padovano, coordinatore dell’osservatorio regionale sulla sicurezza urbana, «che hanno visto la diminuzione in termini quantitativi di alcuni reati, dall’altra nelle statistiche ufficiali hanno cominciato a comparire anche quelli di cui sono vittime le donne, come i maltrattamenti o le violenze dentro e fuori le mura domestiche, o quei reati cosiddetti ‘spia’ come i danneggiamenti, le violenze, gli incendi spesso erroneamente associati al protagonismo di alcune frange giovanili, ma nella realtà riconducibili a ritorsioni legate ad affari illeciti se non a tentativi di estorsione».

In Liguria gli omicidi sono stati contenuti, anche nel corso del 2010, e sono stati caratterizzati per lo più da moventi a sfondo sentimentale e in misura ridotta, di tipo ritorsivo, vendicativo, scaturiti per lo più dalla gestione di affari illeciti derivanti essenzialmente dal traffico di droghe, dallo sfruttamento della prostituzione e da intrecci con il giro di prestiti di denaro.

Dal rapporto emerge un quadro in cui i furti e le rapine continuano la loro piccola, ma costante decrescita che ha preso il via nel 2008. Aumentano invece i furti nella provincia di Imperia e nei Comuni costieri si registra un aumento dei delitti con valori compresi tra il 20 e il 25%. In particolare dei borseggi, dei furti in negozio, quelli su auto e in appartamento. Esigue e inalterate nell’intera provincia imperiese le rapine in banca e negli uffici postali. Nell’area savonese, se a Savona aumentano i borseggi del 25% rispetto agli ultimi due anni, rimane costante la diminuzione dei reati di strada e di quelli contro il patrimonio.

A Genova l’andamento dei reati è in diminuzione, con una decrescita del 40% per quanto riguarda le rapine in banca, sia in città sia nell’intera provincia dovuta principalmente alle misure preventive di cui si sono dotate le agenzie bancarie (minore liquidità della valuta e aumento dei sistemi di vigilanza elettronica). Stabile il quadro della criminalità minorile in Liguria, anche se i reati connessi risultano particolarmente efferati e violenti, aumentando l’allarme sociale tra i cittadini. Nel capoluogo i quartieri dove questi episodi sono più diffusi riguardano il Municipio Centro est, Sampierdarena, Cornigliano e Rivarolo. I giovani coinvolti sono stati protagonisti di reati a danno di coetanei, ma anche nei confronti di persone anziane e sconosciute. Il trend più positivo riguarda lo spezzino, in cui tutti i reati registrano una diminuzione costante che ha preso il via tra la fine del 2006 e l’inizio del 2007. Preoccupano invece i reati connessi alla criminalità organizzata. «In Liguria», spiega Stefano Padovano, coordinatore dell’Osservatorio regionale sulla sicurezza, «sono presenti le associazioni criminali di stampo mafioso, anche se a macchia di leopardo. E anche nelle zone non tradizionalmente mafiose si devono cogliere i segnali che rendono la loro presenza concreta. L’errore dunque è quello di sottovalutare il fenomeno, non mettendo in atto azioni preventive».