Il generale si congeda con un monito

Il generale Marco Bertolini va in pensione e lascia la guida del Comando operativo di vertice interforze all’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone: nel suo discorso d’addio però, trapelano visioni preoccupanti…

Il generale Bertolini, paracadutista incursore, ha un trascorso militare esemplare e uno straordinario profilo operativo: comandante del 9° Reggimento d’assalto “Col Moschin”, comandante della brigata Folgore, nel 2008 Capo di Stato Maggiore del comando Isaf in Afghanistan, primo ufficiale italiano a ricoprire tale incarico, comandante del Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali.

Numerose le sue missioni all’estero: in Libano nel 1982 dove venne ferito e decorato, in Somalia nel 1992, in Bosnia Erzegovina nel 1996, comandante della "Extraction force" della Nato per l'eventuale recupero dei verificatori dell'Osce in Kosovo, due volte in Afghanistan: nel 2003 e nel 2008.

Nella cerimonia del cambio di comando tenutasi nella base del Coi presso l’aeroporto Baracca di Centocelle a Roma, il generale Bertolini nel suo discorso di commiato è stato come sempre chiarissimo e una frase in particolare, suona premonitoria: Ad altri toccheranno sfide che alla mia generazione sono state risparmiate”. Ha poi continuato: “ La storia si è messa in movimento. Non fronteggiamo soltanto quattro organizzazioni malavitose, come piace pensare alla nostra opinione pubblica. Qualcuno pensa che le nostre forze armate siano un oggetto inutile, invece c’è bisogno di investire ancora se vogliamo governare un futuro difficile e drammatico. Guardiamo a quanto accade fuori dai nostri confini con più rispetto. Osserviamo la vera realtà… che non è quella delle fiction di prima serata o di alcuni superficiali talk-show pomeridiani”.

Il generale Bertolini non ha mai avuto paura delle proprie convinzioni e le sue affermazioni hanno spesso “urtato” i politici in diversi punti della sua carriera. Iniziando dal ministro Beniamino Andreatta “reo” di aver usato a sproposito il termine “omertà” riferito ai paracadutisti, e a cui il generale replicò: “È un termine che non mi piace. Normalmente si usa per altri ambienti e altre occasioni.” Si dimostrò molto critico riguardo ai raid aerei nei Balcani facendo infuriare Massimo D’Alema, stigmatizzò attraverso una lettera al Corriere della Sera una sfortunata (e forse mal interpretata…) affermazione di Silvio Berlusconi sui compiti dell’esercito.

Un personaggio, il generale Bertolini, dalla indubbie capacità, con importanti operazioni militari vissute in prima persona e in prima linea in ogni parte del mondo, dotato di grande abnegazione, ragion per cui le sue parole non devono essere prese alla leggera. Infine una ultima amara considerazione: “In  Italia ci ostiniamo a voler credere di vivere nel migliore dei mondi possibili… non è così.”

Alla fine del discorso,  tutti gli alti ufficiali presenti hanno tributato al generale uscente una standing ovation: cosa che non capita tutti i giorni. Latitanti come in molte altre cerimonie militari importanti, i nostri politici: peccato abbiano perso questa “Lectio magistralis”.

Il Capo di stato maggiore della Difesa generale Claudio Graziano, nella cerimonia ha definito il generale Bertolini “ …parte della storia d’Italia e dell’esercito degli ultimi quaranta anni.”