Il folle di Stresa, l’arma da guerra e l’informazione sulle armi

Un cittadino svizzero di 31 anni, evidentemente alterato e con simpatie neonaziste (visto che con sé aveva bandiere con l’iconografia dell’estrema destra) è stato arrestato dai carabinieri dopo un inseguimento, perché ha cercato reiteratamente con la propria auto (poi risultata, tra l’altro, rubata) di speronare le automobili che man mano trovava sulla propria strada, causando danni e ferendo alcuni automobilisti. Non contento, ha prima minacciato le auto di passaggio con una carabina ex militare svizzera K31, con tanto di baionetta inastata, e poi con la stessa carabina ha cercato di minacciare anche i carabinieri intervenuti per fermarlo.

Un giorno di ordinaria follia, verrebbe da dire, arginato con professionalità dai nostri carabinieri. La presenza della carabina K31 ha, invece, sollevato una ridda di descrizioni e commenti da parte della stampa non specializzata, in un crescendo immaginifico abbastanza sconcertante. Il fatto che l’arma sia stata in dotazione all’esercito svizzero tra gli anni Trenta e la fine degli anni Cinquanta del XX secolo l’ha fatta immediatamente qualificare come “arma da guerra” (in effetti però l’accusa formulata dai carabinieri al soggetto è quella di porto di arma da guerra…), ma c’è chi addirittura descrive quanto accaduto spiegando che “Tutto è iniziato presso un distributore di benzina nel comune di Meina, dove è stata segnalata al 112 la presenza di un uomo a torso nudo che puntava un fucile d’assalto verso le macchine in transito lungo la statale”. Altra fonte spiega invece che “l’arma che è stata usata per minacciare prima gli automobilisti e poi i carabinieri è una carabina calibro 7.5 con 45 colpi in canna e baionetta militare. È simile a quelle in dotazione ai riservisti dell’esercito svizzero, ma l’uomo non è un militare.”.

La stessa fonte che ha specificato il calibro (7.5 mm) dell’arma, aggiunge tuttavia che “Aveva con sé 45 proiettili calibro 223, viene riferito dalle forze dell’ordine”. A questo punto non desta meraviglia che non sia riuscito, per fortuna, a sparare verso i nostri militari…

Come stanno le cose?
Poiché sono numerosi i lettori che ci hanno segnalato, un po’ sorpresi e un po’ sconcertati, gli svarioni contenuti nella rassegna stampa sull’accaduto, è opportuno precisare come stanno le cose da un punto di vista strettamente “armiero”, esclusivamente per amore dell’informazione.

  • La carabina Schmidt Rubin K31 è stata originariamente concepita per l’impiego militare: non è più in uso da parte dell’esercito svizzero da oltre mezzo secolo e, per la legge italiana, non è “da guerra”, bensì è qualificata come arma comune da sparo idonea all’impiego venatorio (più brevemente, arma da caccia). La presenza della baionetta (che per la legge italiana è arma bianca) non trasforma un’arma da fuoco obsoleta in arma da guerra. Se è un’arma da caccia, resta un’arma da caccia.
  • L’arma è a ripetizione manuale, ha una capacità del serbatoio di 6 sole cartucce e nella canna di questa carabina, come praticamente di ogni altra arma da fuoco, ci sta una sola cartuccia per volta. Le 45 cartucce, l’arrestato le avrà avute in tasca, in macchina, in bocca o in altre cavità anatomiche, ma di certo non poteva averle tutte e 45 in canna, per il semplice motivo che non ci stanno. Un fucile “d’assalto” necessita, per essere qualificato come tale, quantomeno di avere funzionamento automatico (a raffica).
  • Se le cartucce erano del calibro .223, sono compatibili con l’attuale fucile d’assalto (questo sì…) dell’esercito elvetico, che è il Fass 90, ma non con il fucile K31 che, appunto, è in calibro 7,5 mm.

Questo dovevamo ai nostri lettori per precisione di informazione.