Il dopo-Amarena

Che strano paese, l’Italia. Per lo stupro di due bambine, sì e no c’è stata la costituzione di parte civile di massimo due soggetti. Al contrario, per l’uccisione dell’orsa Amarena (che non giustifichiamo, sia chiaro), si è avuto un numero tale di annunci di costituzione di parte civile che non trova eguali nelle ultime decine di anni. Associazioni animaliste, direttori di Parchi, Presidenti di regione, amministratori e tanti altri. Guai a non sostenere, anche qui, il pensiero unico. Peggio ancora anche solo ipotizzare che possano esserci dei “ma” da sviscerare. Partiamo da chi ha sparato: ha dichiarato che “ha avuto paura”. Be’, sicuramente la paura è l’unica cosa che non si può contestare, non l’hanno distribuita a tutti in parti uguali. Però, qui non è la paura in discussione, bensì la gestione della stessa. Che è tutt’altra cosa. Specialmente se si ha la disponibilità di armi, che presuppongono una elevata responsabilità nella gestione. Chi ha sbagliato, quindi, è giusto che paghi. Il che non significa che si possano giustificare le minacce di morte ricevute. “Pena esemplare all’assassino”, invocano gli animalisti. La pena sarà quella prevista dalla legge, non quella che fa comodo a loro.

Ma il problemi sono altri. E partono da molto lontano. Il caso Amarena andava gestito da quando arrivò con la cucciolata di Carrito. Già da allora andava dissuasa pesantemente dall’avvicinarsi agli agglomerati urbani: prima che allevasse, a propria volta, un orso come Carrito, eccessivamente confidente nei confronti dell’uomo. Dopo quella lezione, non fosse bastata, si è tollerato che l’orsa continuasse con le proprie abitudini sbagliate. Sotto gli occhi di tutti. Molti abitanti della zona hanno girato e condiviso filmati, nei quali pretendono di mostrare un orso che, come in una fiaba o in un film della Disney, convive pacificamente con le persone. Noi vi abbiamo visto, sempre, un animale impaurito, in stato di tensione, che cerca una via di fuga muovendo la testa in ogni direzione e non sa dove andare con i suoi cuccioli. Nessun animale selvatico deve fare queste incursioni nell’abitato. E se le fa, si deve intervenire. Subito. Gli orsi, ma ci mettiamo anche i cervi che a Villetta Barrea passeggiano tra negozi e mercati, debbono stare lontano dagli uomini e dalle loro abitazioni. Perché la convivenza con gli umani produce, innanzi tutto, una modifica del comportamento che è innaturale, e poi perché espone l’animale al rischio: quello di incontrare “l’umano sbagliato”, come nel caso di Amarena, ma anche banalmente (come accadde a Carrito) di essere coinvolto in un incidente. E così via. Considerazioni che ha fatto recentemente anche il presidente di un altro Parco naturale, quello dell’Adamello-Brenta, Walter Ferrazza: “Gli animali selvatici sono animali selvatici. Ciò sicuramente vale a maggior ragione per i grandi predatori, che non sono e non devono essere “instagrammabili”. Sono animali che dovrebbero rimanere nei loro habitat, lontano dall’uomo e dalle sue attività. Incoraggiare la prossimità e volerli umanizzare è una forzatura che porta alle peggiori conseguenze. Un animale, suo malgrado, diventato una fonte di attrazione debitamente documentata sui social network: una situazione che di per sé ha qualcosa che non va, qualcosa di sbagliato. Quello che siamo obbligati a fare, come territorio che, assieme a quello abruzzese, vede al suo interno una colonia ursina, è quindi di invitare, ancora una volta, tutte le persone che hanno davvero a cuore la questione ambientale, a non creare nuovi conflitti. La risposta, di fronte ad episodi come questo, dev’essere sempre ragionata, razionale, pacata e fondata sulla conoscenza scientifica”.

Ovviamente non possiamo certo biasimare i singoli cittadini dei paesi della Marsica, quando restano colpiti da un incontro con un animale selvatico. Ma possiamo pretendere azioni concrete dagli amministratori dei parchi stessi. Non si può sentire il Presidente del Parco Nazionale della Maiella, Lucio Zazzara che, tra altre cose, afferma che “uccidere l’orsa Amarena ha privato la Comunità regionale di un pezzo di paesaggio attrattivo e produttivo”. Allora è per questo che tolleriamo le scorribande nei paesi? Perché queste cose fanno business? Allora teniamoci le conseguenze e zitti.

Così altrettanto non si può sentire che l’orsa Gemma di circa 25 anni “è un orsa ormai di casa a Scanno, anzi è diventata una cittadina acquisita”, come ha commentato il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Luciano Sammarone, l’incursione del plantigrado in un Hotel in paese giorni fa, per mangiare una torta e andare via verso una casa.

La salvezza degli orsi, e ci mettiamo i lupi che ormai sono sotto casa anche di giorno e manco se ne vanno se ti vedono, passa attraverso la sana paura che hanno dell’uomo. Fintanto che rimangono in Natura, nessuno corre pericoli. E rimangono selvatici come devono essere.