Il capo della polizia: più attenzione nell’uso delle armi

Il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha diramato una circolare nella quale precisa i limiti dell’utilizzo dell’arma di ordinanza da parte delle forze dell’ordine: non sono estranei a questo documento i recenti fatti di Badia Al pino (Ar), in cui un poliziotto della stradale ha aperto il fuoco “a scopo intimidatorio” uccidendo un tifoso juventino in trasferta. “Recenti fatti di cronaca”, esordisce la circolare, “hanno riproposto all’attenzione di questo … Il capo della polizia, Antonio Manganelli, ha diramato una circolare nella quale precisa i limiti dell’utilizzo dell’arma di ordinanza da parte delle forze dell’ordine: non sono estranei a questo documento i recenti fatti di Badia Al pino (Ar), in cui un poliziotto della stradale ha aperto il fuoco “a scopo intimidatorio” uccidendo un tifoso juventino in trasferta. “Recenti fatti di cronaca”, esordisce la circolare, “hanno riproposto all’attenzione di questo dipartimento la problematica dell’uso delle armi da fuoco da parte delle forze di polizia…non sfugge all’attenzione la circostanza che, in genere, l’uso delle armi, specialmente in quelle ipotesi in cui venga pregiudicata l’incolumità di persone estranee o vengano colpiti gli autori di reati minori, ovvero quando gli stessi non risultano reattivi se non addirittura disarmati, ingenera nell’opinione pubblica quasi sempre considerazioni sfavorevoli e può costituire pretesi per manifestazioni di contestazione dell’operato delle forze dell’ordine, con conseguenze molto gravi”. Insomma, l’uso delle armi “anche nei casi in cui è legittimato dalle norme vigenti, deve costituire l’extrema ratio, cui il pubblico ufficiale può ricorrere solo quando non sia possibile alcuna altra misura di coazione fisica meno rischiosa e sempre con gradualità e in proporzione agli interessi in conflitto. L’uso delle armi sia sempre da escludere in condizioni di scarsa visibilità, luoghi affollati, eccessiva distanza dall’obiettivo”. Particolare attenzione è dedicata agli spari a scopo intimidatorio: “questa procedura, di per sé non esclusa dalla legge, è tuttavia da ritenere anch’essa una soluzione estrema per l’alto rischio di recare danni a terzi estranei, a causa dei proiettili vaganti, specialmente se lo sparo avviene in luoghi affollati, ad alta densità abitativa o di notte, oppure nel caso si perda il controllo dell’arma, con il pericolo di colpire accidentalmente innocenti passanti, anche lo stesso autore del reato”. La circolare si conclude con un progetto di miglioramento dell’addestramento del personale. Cauto, soprattutto su quest’ultimo aspetto, il commento del segretario generale del sindacato di polizia Sap, Nicola Tanzi: “positivo il giudizio sulla circolare anche se nasce, evidentemente, dall’episodio di Arezzo. Bene anche il richiamo a un maggior addestramento, come richiesto anche dal Sap. Resta solo un piccolo dubbio: con quali risorse, dopo la politica di tagli al bilancio del Viminale?”.