Il 57 per cento dei Lombardi è favorevole alla caccia

In Lombardia il 57 per cento dei residenti si schiera a favore dell’attività venatoria, superando di due punti percentuale il dato pro caccia rilevato a livello nazionale dalla ricerca Gli italiani e la caccia, commissionata all’istituto Astra ricerche dal Comitato nazionale caccia e natura (Cncn) e da Face Italia

 

In Lombardia il 57 per cento dei residenti si schiera a favore dell’attività venatoria, superando di  due punti percentuale il dato pro caccia rilevato a livello nazionale dalla ricerca Gli italiani e la caccia, commissionata all’istituto Astra ricerche dal Comitato nazionale caccia e natura (Cncn) e da Face Italia.

L’indagine è stata presentata a Milano, presso la sede della Provincia a Palazzo Isimbardi, con i dati specifici relativi alla regione Lombardia, dopo aver fatto tappa in Umbria e Toscana.

Il dato del 57 per cento del consenso pro caccia dei lombardi è il risultato principale e conclusivo della ricerca, ottenuto elaborando tutte le informazioni raccolte in questa vasta indagine che ha coinvolto più di 2.200 intervistati, il più ampio campione mai coinvolto in ricerche su questo settore.

L’indagine analizza diverse aree relative al rapporto della popolazione con la caccia. Innanzitutto la familiarità: il 48% dei lombardi è in qualche modo legato alla caccia, o perché la pratica, o perché accompagna altri nelle loro attività, oppure perché ha famigliari o amici cacciatori, o infine perché è stato cacciatore.

È stato poi indagato il profilo di chi va a caccia in Lombardia, che vede il predominio degli uomini (circa il 70% del totale) e il peso soprammedia dei 25-34enni, dei laureati, degli imprenditori/dirigenti/professionisti. Ciò smentisce la tesi, diffusa anche nel mondo venatorio, per cui andare a caccia sarebbe un’attività prevalentemente “vecchia”.

Inoltre, se il 57 per cento è il dato complessivo pro caccia, il 38% della popolazione sottolinea il proprio favore solo verso una pratica sostenibile e regolamentata della caccia. Infine anche in Lombardia si rileva, purtroppo, ancora scarsa la conoscenza tra la popolazione dei limiti che regolano questa pratica: solo il 44% dei lombardi (il dato nazionale è il 45%) è ben conscio delle normative a essa collegate.

Quindi, nonostante una maggiore “vicinanza” con l’attività venatoria, manca una chiara e sufficiente conoscenza dei limiti della caccia, ponendo come centrale il problema del dialogo e dell’informazione, dato che è proprio su questa scarsa conoscenza delle norme che regolano in Italia l’attività venatoria da oltre 20 anni, come dimostrato ampiamente da Astra Ricerche, che si basano gran parte delle tesi anti caccia del nostro Paese.

Questi sono alcuni tra i dati più significativi emersi dall’analisi regionale per la Lombardia dello studio Gli italiani e la caccia. Per un approfondito studio è consultabile da tutti la ricerca completa e la sintesi che sono disponibili sul sito www.cncn.it e sui siti delle associazioni venatorie federate in Face Italia (www.federcaccia.org, www.anlc.it, www.enalcaccia.it, www.anuu.org).

Numerosi gli ospiti presenti all’incontro, tra cui Guido Podestà, Presidente della Provincia di Milano: «Finché ci sarò io a Palazzo Isimbardi i cacciatori saranno sempre i benvenuti. Credo che quest’incontro rappresenti un’occasione importante per riportare l’attenzione sull’impegno dei cacciatori responsabili e dell’azione che essi esercitano a favore della biodiversità. L’attività venatoria, se esercitata nel rispetto delle regole, aiuta a mantenere gli equilibri naturali». Enrico Finzi, sociologo: «Appare chiarissimo che, qualora la pubblica opinione fosse resa largamente edotta del fatto che in Italia non è consentita la caccia “selvaggia”, il favore per l’attuale attività venatoria, in quanto responsabile e sostenibile, crescerebbe in misura consistente». Luca Agnelli, Assessore provinciale all’Agricoltura, Parchi, Caccia e Pesca: «Purtroppo stiamo sempre più perdendo il contatto con le nostre tradizioni più genuine, le tradizioni delle nostre campagne, e la caccia fa parte di questo retaggio della nostra ruralità a cui stiamo progressivamente voltando le spalle. Eppure in tutta Europa, passione venatoria e gestione faunistica riescono ad andare di pari passo con la conservazione dell'ambiente, e riescono a essere anzi fonte di risorse e di posti di lavoro. È fondamentale affrontare il tema caccia scevri da posizioni preconcette, analizzando il fenomeno con rigore, individuandone le possibili fonti di problemi, ma anche evidenziando le opportunità che esso offre». Gianluca Dall’Olio, presidente nazionale Federcaccia: «Siamo convinti che un innalzamento del livello di conoscenza sui temi della gestione venatoria e del prelievo, fondata su dati scientifici chiari e inequivocabili, che quindi possano aiutare tutti a prendere decisioni supportate da valutazioni obiettive sia una necessità assoluta per la caccia e per l'intero sistema Paese. Quando saremo riusciti a far conoscere la caccia per quello che realmente è e rappresenta sicuramente diminuirà anche l’ostilità nei suoi confronti. Per questo siamo stati sostenitori convinti di questa ricerca, primo passo di un percorso che aumentando le nostre competenze aumenti anche il livello di partecipazione e di confronto in un dialogo aperto a tutti i soggetti interessati, che prenda il posto di inutili e sterili scontri».

Marco Castellani, presidente Anuu Migratoristi e segretario Face Italia: «Dobbiamo riuscire a comunicare le positività del nostro mondo, questo rappresenta per noi l’obiettivo principale per dare un’immagine della caccia non distorta ma veritiera. In questo ci conforta il monito del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha invitato la stampa a non inflazionare il proprio lavoro con la cronaca nera, con i fatti negativi, per lasciare spazio anche alle cose positive che pure esistono e sono maggioritarie».