I vigili romani ricorrono al Tar per le armi

È bufera sul regolamento che disciplinerà l’utilizzo delle armi della polizia municipale a Roma. Contro la delibera approvata dal consiglio comunale capitolino si annunciano, infatti, i ricorsi davanti al Tar del Lazio dell’Arvu, la potente associazione dei vigili urbani della capitale e dell’Ospol, l’osservatorio sindacale delle polizie locali. Il motivo del contenzioso è il regolamento approvato ieri sera dall’amministrazione capitolina. «Una disciplina», affer… È bufera sul regolamento che disciplinerà l’utilizzo delle armi della polizia municipale a Roma. Contro la delibera approvata dal consiglio comunale capitolino si annunciano, infatti, i ricorsi davanti al Tar del Lazio dell’Arvu, la potente associazione dei vigili urbani della capitale e dell’Ospol, l’osservatorio sindacale delle polizie locali. Il motivo del contenzioso è il regolamento approvato ieri sera dall’amministrazione capitolina. «Una disciplina», afferma Mauro Cordova, presidente dell’Arvu, «fortemente penalizzante perché prevede la dotazione dell’arma “per difesa personale”. Crea quindi una serie di vincoli giuridici sullo svolgimento dei compiti di tutela della sicurezza urbana». «Un vigile urbano, con questo regolamento», spiega Cordova «rischia molto di più se utilizza l’arma in dotazione per intervenire a difesa di un cittadino minacciato da un malvivente armato di un collega di Napoli o di Milano dove la dotazione dell’arma non è disciplinata da un regolamento ad hoc. La nostra associazione raccoglie 5.800 vigili urbani iscritti su un organico complessivo di sei mila uomini: l’Arvu ha voluto fortemente l’armamento del corpo ma ritiene che questo regolamento abbia un effetto paradossale rispetto all’esigenza tante volte annunciata di voler garantire maggiore sicurezza ai cittadini romani». A Cordova fa eco Luigi Marcucci, presidente dell’Ospol, che sul punto è ancora più esplicito: «Il regolamento approvato pone vincoli inaccettabili rispetto alla responsabilità richiesta ai vigili urbani che accetteranno di avere un’arma in dotazione. Paradossalmente, un vigile urbano romano così sarà meno tutelato dal punto di vista giuridico, non dico rispetto a un collega di Napoli, ma a un vigile urbano di Velletri che ha già in dotazione una pistola. Che senso ha spendere tanti soldi per l’acquisto di 5 mila pistole (circa mille sono state già acquistate dalla precedente amministrazione Veltroni) se poi a Roma si pongono limiti giuridici per i vigili urbani, a differenza di altre città?». Si annuncia, dunque, a strettissimo giro, l’avvio di ricorsi al Tar del Lazio e la convocazione di assemblee da parte dell’Arvu e dell’Ospol nel corso delle quali i dirigenti dei due organismi di rappresentanza chiederanno ai seimila “pizzardoni” di Roma di non ritirare le armi che saranno presto acquistate dal comune di Roma per la dotazione del personale del corpo. «Stando così le cose», conclude Marcucci, «i vigili urbani che accetteranno di dotarsi di una arma saranno un migliaio, più o meno quanti ce n’erano con l’amministrazione Veltroni».