I nemici nascosti del pulito

La fondina per il porto occulto è una “incubatrice” di ambiente pressoché tropicale, entro il quale la finitura dell’arma potrebbe non trovarsi a proprio agio.

 

Un’arma corta destinata alla difesa personale e in particolare al porto occulto, che sia un revolver ma in particolar modo una pistola semiautomatica, è sottoposta a una serie di “minacce”, determinate dalle peculiari situazioni ambientali, che possono influire sia sulla integrità della finitura dell’arma, sia anche (e molto seriamente) sull’affidabilità di funzionamento. Conoscere questi aspetti è fondamentale per applicare, di conseguenza, la corretta manutenzione assicurando così sia la massima affidabilità, sia il mantenimento delle condizioni originali dell’arma e, quindi, il suo valore.

 

Un clima tropicale
Uno dei principali nemici nascosti dell’arma che si porta addosso per difesa personale è innanzi tutto la fondina: anche se oggi in molti casi si è passati dal cuoio ai materiali sintetici (Cordura ma anche Nylon, Polyform eccetera), è innegabile che se da un lato la fondina impedisce un contatto diretto tra l’arma e il corpo del proprietario o con gli abiti (che possono essere madidi di sudore in determinate circostanze o stagioni), sta di fatto che “incubando” sotto una giacca o una camicia, per esempio, tra la superficie esterna dell’arma e quella interna della fondina può verificarsi un ristagno di aria umida e calda, che comporta indubbiamente una messa alla prova aggiuntiva della finitura dell’arma. Per questo motivo, in particolar modo d’estate o comunque quando si ha consapevolezza di aver sudato, sarebbe opportuno che l’arma, una volta rincasati a sera, non restasse perennemente inserita nella fondina, bensì sarebbe preferibile estrarla e lasciarla fuori durante le ore notturne, in modo da consentire all’eventuale umidità generata dalla traspirazione di asciugare dall’interno della fondina e dalle superfici dell’arma. Il problema si verifica ovviamente al massimo grado con le fondine inside in pelle (in tal caso si aggiunge anche l’azione degli eventuali tannini della concia), ma anche una fondina per porto esterno in cintura, realizzata magari in moderni polimeri, non è completamente esente dal problema. Basti ricordare che se si passa da un ambiente esterno invernale piuttosto freddo a un ambiente chiuso relativamente caldo (il proprio appartamento o un bar), sulla fredda superficie dell’arma tenderà a formarsi una pellicola di condensa, che se non asciugata potrebbe portare, con il tempo, alla formazione di corrosioni. Uno degli aspetti più curiosi di questo fenomeno è che, a volte, lascia indenni (almeno all’inizio) le superfici esterne dell’arma, “lavorandosi” però nel frattempo quelle meno visibili. È il caso, per esempio, delle canne di alcune armi corte, che non hanno alcun trattamento superficiale, diversamente da fusto e carrello. Su queste armi le superfici esterne appaiono intonse o comunque marginalmente ossidate, aprendo l’otturatore si scopre però che la canna è nel frattempo fiorita di ruggine.

 

Nudi alla meta?
Un altro aspetto importante nel porto dell’arma, in particolar modo occulto, è che il “portatore” normalmente… indossa vestiti. I normali movimenti che si compiono durante la giornata e il relativo attrito con l’arma e la fondina determinano la rasatura, più o meno accentuata, delle fibre di cui sono composte camicie, pantaloni e persino l’intimo, con la formazione di microscopici pelucchi che sono in grado di accumularsi nelle più recondite cavità dell’arma. Di norma, questo accumulo ha unicamente risvolti estetici nel momento in cui si esegue lo smontaggio primario, ma nei casi più gravi può addirittura comportare malfunzionamenti, come per esempio il rallentamento o il blocco dell’escursione della leva dell’hold open e persino una diminuzione della forza di percussione (per accumulo nel canale del percussore). Questo fenomeno sarà tanto più accentuato quanto maggiore è la presenza di lubrificanti o grassi sulle componenti dell’arma, gli olii infatti tendono a trattenere i corpi estranei e a formare quindi una “pasta” che invece di agevolare lo scorrimento delle parti, lo ostacola. Ovviamente l’accumulo sarà favorito dalla una modalità “mexican style” di porto dell’arma, ma anche con fondina inside il fenomeno si presenta.

 

Quindi?
L’importante è, alla fine, non “dare per scontata” l’arma destinata al porto per difesa, arieggiarla spesso dopo averla portata addosso e verificarne periodicamente (una volta al mese, quantomeno) l’effettivo stato di conservazione. Con le moderne finiture nitrurate e i fusti polimerici, i rischi di ruggine per le superfici sono oggi abbastanza modesti, ma è comunque opportuno non lasciare nulla al caso, prima di trovarsi con danni irreparabili. La lubrificazione dell’arma deve essere ridotta al minimo, avvalendosi quando possibile di lubrificanti secchi a base di Teflon, non oleosi.