I cacciatori in marcia col popolo del clima

Insieme a migliaia di cittadini, Federazione italiana della caccia, Arci Caccia e Anuu Migratoristi hanno preso parte a Roma alla Marcia per il clima per testimoniare la loro attenzione ai cambiamenti climatici e dare un segnale alla vigilia della conferenza di Parigi a chi deve trovare soluzioni concrete per l’ambiente e tutte le specie viventi

È stata una presenza significativa quella delle associazioni venatorie alla Marcia per il clima svoltasi a Roma in contemporanea con molte altre città del mondo e d’Italia alla vigilia della Conferenza di Parigi, in svolgimento fino al prossimo 11 dicembre. Ancor più significativa perché da molti partecipanti vista con sorpresa e interesse e da qualcuno perfino con simpatia. Certo, non è mancato chi, a titolo personale, e si contano sulle dita di una mano, ha dichiarato di vederci “fuori contesto”, come se i cacciatori non fossero anch’essi cittadini preoccupati del futuro dell’ambiente e del pianeta e non fosse per loro naturale essere presenti insieme a rappresentanti di tutta la società civile, della quale sono parte. Si è trattato però, tranne un caso di “furore ideologico”, di un normale scambio di idee, che anzi ha permesso di spiegare meglio le nostre motivazioni.

A testimoniare l’impegno del mondo venatorio su questa tematica, una delegazione di dirigenti e associati di Federcaccia, Arci Caccia e Anuu migratoristi, che hanno così esposto come cittadini e come cacciatori le richieste per la Cop21 di Parigi, già spiegate annunciando l’adesione alla marcia, e che vale la pena ricordare.

Come cittadini anche noi di Federcaccia, Arci Caccia e Anuu migratoristi auspichiamo che: dalla Cop21 di Parigi scaturisca un accordo equo, legalmente vincolante, che consenta di limitare il riscaldamento globale legato alle attività umane ben al di sotto di 2°C (possibilmente 1,5°C) accelerando la transizione verso la decarbonizzazione e lo sviluppo sostenibile; l’Accordo di Parigi ponga le basi per un mondo nel quale le attività umane non danneggino le fondamenta della vita, nel quale le risorse naturali vengano usate in modo sostenibile e vengano distribuite in modo equo, minimizzando gli “scarti” delle attività umane affinché non minino il funzionamento degli ecosistemi; l’Accordo di Parigi costituisca un impegno per il mondo ad agire insieme, in fretta e in modo efficace; l’Accordo di Parigi sia equo, tenendo conto del principio delle responsabilità comuni, ma differenziate, e delle rispettive capacità, alla luce delle diverse circostanze nazionali; il principio di equità va applicato anche all’interno dei Paesi, favorendo una giusta transizione che garantisca migliori opportunità alle popolazioni povere o impoverite e un futuro alle persone e alle comunità colpite dagli impatti del cambiamento climatico; l’Accordo di Parigi sancisca il principio dell’equità intergenerazionale. Principio secondo il quale il pianeta sia consegnato alle generazioni future in condizioni non peggiori rispetto a quelle in cui lo abbiamo ereditato.

Come cittadini sensibili anche per l’esperienza e le conoscenze che derivano da chi pratica l’attività venatoria, le associazioni venatorie Federcaccia, Arci Caccia e Anuu migratoristii si aspettiano dalla conferenza di Parigi un accordo che limiti il riscaldamento globale sotto i 2°C, per impedire che:

1. le aree caratterizzate da condizioni climatiche favorevoli per una data specie selvatica si spostino, obbligandola a modificare la sua distribuzione geografica, in genere verso nord e verso le fasce altitudinali più elevate;

2. la sincronia tra periodo riproduttivo e disponibilità di cibo per molte specie migratrici venga alterata, che alcune specie cessino di migrare, altre modifichino la rotta, altre ancora si riproducano anticipatamente;

3. violenti temporali, estati torride e siccità possano uccidere gli animali per caldo, freddo, inondazioni e mancanza di cibo, con effetti negativi a livello di popolazione e di specie;

4. la diffusione di specie invasive e di agenti patogeni, favorite dai cambiamenti climatici, possano modificare sostanzialmente la struttura e la composizione delle comunità animali e vegetali;

5. l’adattamento delle comunità umane ai cambiamenti climatici comporti delle modifiche nella gestione dell’acqua, delle foreste, dei terreni agricoli e nell’uso del suolo creando ulteriori impatti sulle specie animali selvatiche.

Cop21 è adesso ufficialmente aperta ed esperti e rappresentanti governativi sono al lavoro attorno a questi temi, fondamentali per il futuro del pianeta, dell’uomo e di tutte le specie animali che lo abitano. Le associazioni venatorie Federcaccia, Arci Caccia e Anuu migratoristi si augurano che anche il piccolo ruolo avuto prendendo parte alla Marcia per il clima abbia contribuito insieme alla mobilitazione mondiale ad essere di stimolo a chi può e deve, ad imboccare concordemente la strada per una soluzione rapida e senza compromessi del problema sul tavolo.