Fisat: “state tranquilli un accidente!”

Il presidente della Fisat, Simone Ciucchi, ha pubblicato un comunicato nel quale aggiorna gli appassionati d’armi sugli ultimi sviluppi relativi all’approvazione del decreto legislativo di attuazione della direttiva comunitaria 2008/51/Ce. Ecco le sue parole. Faccio stasera il punto definitivo sulla situazione, di ritorno da un viaggio andata ritorno Bologna-Orvieto dove ho incontrato il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. Mi vede da lontano, partiamo subito male

Il presidente della Fisat, Simone Ciucchi, ha pubblicato un comunicato nel quale aggiorna gli appassionati d’armi sugli ultimi sviluppi relativi all’approvazione del decreto legislativo di attuazione della direttiva comunitaria 2008/51/Ce. Ecco le sue parole.

Faccio stasera il punto definitivo sulla situazione, di ritorno da un viaggio andata ritorno Bologna-Orvieto dove ho incontrato il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. Mi vede da lontano, partiamo subito male. Dice che siamo incivili, perché gli abbiamo scritto e mandato migliaia di e-mail e di fax e che le associazioni “normali” ne scrivono una «…con tutte le firme sotto, tutte insieme». «Così», replico io, «fate prima a buttarle via…».

Continua dicendo che gli abbiamo bloccato l’e-mail e sembra non cogliere che per ogni lettera ci sono 4 o 5 voti almeno, che a scrivere una lettera si fa molta più fatica che a votare o, magari, lasciare scheda bianca. Intavolo il discorso sul deceto, risposta testuale: «state tranquilli, tutto sotto controllo». Non mi piace, mi ricorda la frase degli alieni del telefilm Visitors, andato in onda negli anni Ottanta: “state tranquilli, ci pensiamo noi”. Gira lo sguardo e intuisco che pensa a qualche panzana da rifilarmi. Azzardo a insistere, sono mesi che mi dicono tutti di stare tranquillo e poi cambiano discorso: «Onorevole posso dire alle riviste che mi appoggiano che Lei ha detto di stare tranquilli ? Anche sulla ricarica?». La domanda è direttissima, non se l’aspettava e già si vede in pessime acque. Incespica e si arrovella: «No, sulla ricarica no, abbiamo fatto quel che abbiamo potuto per limitare i danni». Tento di nuovo, non posso crederci: «Almeno il testo potreste renderlo noto, è segretato come un progetto militare, non lo hanno neanche deputati e senatori». E lui, ancora meno convincente: «ma come, segreto! Lo avete tutti. Lo abbiamo visto sui vostri siti». Allude al decreto Paravati, di cui Fisat ha pubblicato i tre articoli su poligoni privati, Soft air e, appunto, ricarica. A questo punto mi legge in faccia che ho capito che mi sta prendendo in giro e prova girare la frittata ancora una volta: «È colpa vostra, queste cose dovete seguirle in Europa, c’era la Direttiva europea e non abbiamo potuto far altro che eseguirla». Potrei anche tollerare di essere fregato da un politico della compagine che ho votato, ma almeno credevo di aver maturato il diritto di sapere chiaramente almeno chi fosse il mio avversario e chi fosse dalla mia parte. Mi rendo conto che nonostante gli anni che ho, della vita non ho imparato niente. Tento un’ultima carta: «Nella direttiva non si parla di ricarica, ma di lotta al traffico di armi illegali; non esiste un criminale che ricarica, avete fatto una legge delega molto più vasta e restrittiva della Direttiva europea». E qui viene il colpo da maestro con cui, da politico navigato, finge di equivocare: «certo, e infatti siamo in infrazione». Lascio perdere, tanto non abbiamo più niente da dirci.

 

Ecco come stanno le cose

Ora vi racconto come è andata davvero. Nel 2008 esce la Direttiva 2008/51/Ce, che è assolutamente pro-armi. Dice tra l’altro che non può essere usata per alzare il livello delle licenze e che i minorenni hanno diritto di accesso alle armi, tranne che nella forma dell’acquisto.

È pro-armi, ma il funzionario che all’epoca comanda l’Ufficio armi ed esplosivi redige un testo anti-armi, in cui il Parlamento delega il Governo a “regolamentare” palle bossoli e inneschi, le repliche Soft air e i poligoni privati, una quantità di aspetti che proprio nella delega non ci sono ma che sono da sempre oggetto delle sue circolari tanto illegali da essere regolarmente disattese, tra cui l’invenzione secondo cui si può ricaricare solo munizioni acquistate, che i poligoni privati devono avere il piano di recupero del piombo (ma cosa c’entra il ministero dell’Interno?), che il Tiro dinamico è attività paramilitare per cui i minori non possono praticarlo.

Nel frattempo cade il governo Prodi. Il tutto passa sotto silenzio alla fine di luglio 2009. Il parlamento nuovo passa il provvedimento, dicono senza leggere (me lo hanno confermato, davanti a due testimoni, il senatore Peruzzotta e l’avvocato Sassi al ministero dell’Interno).

Rientro a casa in tarda serata: leggo nell’e-mail i messaggi preoccupati di alcuni amici ben informati dall’interno della struttura Uits, in cui il muro del segreto eretto dalla nomenclatura contro gli stessi presidenti di sezione sta cominciando a perdere pezzi.

Mi dicono tutti più o meno a stessa cosa: «Ho un amico che ha agganci dentro all’Uits a Roma e mi ha detto che il decreto prevederà la ricarica solo con licenza del prefetto e previa certificazione dei locali e superamento di un corso. Mi dicono che in Uits è roba sicura, ne sai qualcosa?».

Sono 30-40 messaggi che vengono dai poligoni più disparati della penisola e questo ci conferma due cose che predichiamo da tempo. La prima è che l’osceno muro del silenzio sta cominciando a perdere i pezzi, perché coloro che sanno stanno cominciando a cantarsela: mi pare di vederli tramare come i cospiratori… “sai, ti dico una cosa, ma tu non dirla a nessuno, non sia mai che vi svegliate e prendiate coscienza di essere cittadini con diritti…”.

La seconda cosa che ci dice senza ombra di dubbio è che il presidente della Uits Ernfried Obrist sa tutto e da tempo, il presidente della Fitav Luciano Rossi sa tutto e da tempo.

Il presidente di Anpam, avvocato Perrotti, sa tutto da ancora prima di loro, nonostante dica tutt’ora di non avere il testo del decreto segretissimo.

Fingono di non sapere perché la botta ai vostri diritti di cittadini onesti sarà così grande da non poter essere sostenibile in alcun modo guardandovi in faccia. La strategia è, insomma, quella di far finta di non sapere niente, fingere che tutto sia ancora una volta caduto dall’alto.

 

Finché dura

Hanno carpito la nostra fiducia dicendo che “ci avrebbero pensato loro” e adesso ci troviamo davanti a un decreto segretissimo a un passo dall’approvazione (manca solo una discussione consultiva presso le due aule parlamentari) che assoggetterà la ricarica a licenza del prefetto o del questore previo esame.

Ma c’è di peggio. Ciò che veramente ci deve far inferocire non è il fatto che i politici che abbiamo votato (e i leader delle associazioni sportive) e la nomenclatura del potere (come i dirigenti delle associazioni) abbiano fatto scelte diverse da quelle per cui li avevamo delegati. È sempre successo nelle democrazie e continuerà a succedere. Se la Lega Nord, da partito favorevole al possesso di armi dei cittadini onesti si è trasformato in uno anti armi per “crisi di coscienza” di un ministro dell’Interno che non ha trempo di seguire le istanze dei suoi cittadini perché è troppo impegnato a suonare il sax, è una cosa che ci può anche stare. Ciò che mi fa indignare è che continuino a dire che è tutto sotto controllo. State tranquilli che ci pensiamo noi.

La battaglia è tutt’altro che finita: stiamo preparando una lettera di sdegno (suddivisa per Pdl e Lega Nord) che potete mandare ai vostri deputati e senatori, perché a settembre ci sarà la discussione consultiva in aula e, pur essendo solo consultiva, sappiamo che possono spingere politicamente sul ministro dell’Interno Maroni perché si rimangi questa schifezza prima di renderla efficace.

Chiedete di incontrarli: se avete un canale metteteli in contatto con noi, in modo che si possa mandargli il materiale informativo, facciamo insomma tutto ciò che possiamo per fermare questa indecenza di decreto, perché una volta approvato non lo cambierà più nessuno.

Vi chiedo anche di scrivere, inoltre, una lettera di sdegno alle seguenti associazioni che hanno sempre saputo e tutt’ora fingono di non sapere:

– Anpam, via dell’Astronomia 30, 00144 Roma, anpam@tin.it;

– Fitav, viale Tiziano 74, 00196 Roma, presidenza@fitav.it;

– Uits, viale Tiziano 70, 00196 Roma, presidenza@uits.it.

È necessario inviare un comunicato anche alle seguenti aziende facenti parte di Anpam, diffidandole dall’appoggiare un simile obbrobrio che sarebbe ripagato con la cessazione degli acquisti (trovate tutti gli indirizzi nel sito) Baschieri e Pellagri, Tanfoglio, Benelli armi, Beretta, Fiocchi, Breda Otomelara, Cheddite, Inter, Em, Mec-gar, Gruppo Nobel sport, Perazzi, Rc Eximport, Rizzini, Società esplosivi industriali.

Trovate lettere e indirizzi sul sito campagnafisat.it alle pagina Fatevi sentire. Inoltre potete farvi sentire presso i deputati e senatori della Lega che nel mese di agosto parteciperanno alle sagre popolari. Fategli sentire che siete stati traditi.

Questo decreto non deve passare, ma se anche passasse possiamo ancora combattere, perché ci sono altri due mesi di tempo per rivederlo prima della definitiva approvazione. Sarà un inverno di dura lotta per i nostri diritti per cui prepratevi a farvi sentire. Infine, se questo schifo di decreto passerà vi chiederò di punire col voto in modo esemplare questa maggioranza, i cui esponenti vi hanno detto di non preoccuparvi perché ci avrebbero pensato loro, e boicottare in ogni modo quelle associazioni, sportive o di industriali, che hanno fatto patti con l’avversario dietro le vostre spalle e ora non hanno neanche il coraggio di dirvelo in faccia.

Vi chiederò di votare scheda bianca (o magari per l’opposizione) e boicottare i marchi che supportano queste associazioni, perché ai primi gliela faremo pagare col voto, ai secondi col portafogli.

Ho saputo anche che una grande azienda di munizioni, un paio di mesi prima dell’ultima Exa, è andata all’Onu a chiedere di “regolamentare” la ricarica. Spero di essere smentito, lo spero da almeno 4 mesi, da quando Fisat ha cominciato questa campagna, ma null’altro sta accadendo se non un assordante silenzio.

E ora lasciate pure che mi querelino, che di prove ne abbiamo da vendere e non esiteremo a trasformare il processo in un evento-verità dove le singole colpe verranno fuori una volte per tutte e in cui avrò modo di provare una volta per tutte come stanno davvero le cose e che i nostri amici americani sapevano da molto prima di Exa che sul divieto di ricarica si erano messi d’accordo da un pezzo, mesi prima del salone.

Con compagni di viaggio come questi è meglio non prendere la via o, se proprio bisogna farlo, è meglio non girargli le spalle e non chiudere occhio, neanche nella sosta.

L’unica “buona” notizia che gira negli ambienti ben informati è che molto presto (sarà collegato?) vedremo probabilmente liberalizzare il 9 para e le procedure di esportazione. Aspettate a gioire, non lo fanno per voi ma perché per esportare le armi comuni basta la licenza del questore, mentre ora per le 9 para ci vuole la ministeriale, neanche fossero missili anticarro. Io intanto domani mi disferò della mia Tanfoglio: la regalerò al mio armiere sempre che, dopo aver letto queste pagine, la accetti, altrimenti la verserò in questura dopo aver segato il carrello (nessuno deve usarla dopo di me).

Magari già che ci sono mi compro una Glock: sai che mi frega del prodotto italiano, se ogni volta che possono mi mettono un altro guinzaglio? E ora mi smentiscano se ne hanno il coraggio.

Loro vi dicono di stare tranquilli, io vi saluto con il grido dei rivoluzionari americani: “stand your ground”. Tenete duro, non mollate il terreno, scrivete a tutti anche se siete in ferie. Se teniamo duro questo sconcio non passerà e non avremo nulla da invidiare agli americani. Abbiamo tutto agosto e settembre e, poi, di nuovo la seconda fase (di revisione) che durerà minimo fino a dicembre.