Fauna selvatica e aeroporti: un pericolo letale (e in aumento)

È di questi giorni il grave incidente occorso a uno degli aerei della pattuglia acrobatica italiana: poco dopo il decollo in formazione dall’aeroporto di Torino Caselle, il pilota del velivolo interessato ha dichiarato emergenza causa l’ingresso di uno o più volatili nella presa d’aria del motore. Essendo l’unico di cui è dotato, ha perso immediatamente quota, innescando una discesa incontrollata che ha costretto il pilota stesso a lanciarsi quando era a pochissimi metri dal suolo. Purtroppo l’impatto ha frantumato la cellula del velivolo, che si è incendiato ed è finito sulla strada che costeggiava il prolungamento della pista, dove transitava in quel momento una macchina con una famiglia intera. Una bambina di 5 anni è morta, i genitori e il fratellino sono rimasti feriti.

Questo episodio drammatico ripropone un problema annoso che riguarda quasi tutti gli aeroporti del mondo: quello dello stazionamento, o della gravitazione negli aeroporti stessi o nei dintorni, di stormi di uccelli delle più svariate specie. L’orografia degli aeroporti stessi è ovviamente costituita da grandi pianure, a volte leggermente cespugliate, ma che debbono essere sempre leggermente più basse delle piste, dei raccordi e delle altre strutture aeroportuali per poter mantenere sempre asciutte quest’ultime. Ciò favorisce lo sviluppo di una notevole quantità di specie migratrici quali anatre, storni, oche e così via, per non parlare degli stormi di gabbiani. Oltretutto quest’ultimi, spessissimo durante giorni di pioggia, rimangono proprio sulle parti asfaltate perché relativamente asciutte. Inoltre, sulle piste gli aerei, atterrando e decollando, fanno vere mattanze di piccoli uccelli, anfibi, lumache, insetti e piccoli mammiferi come lepri, conigli, volpi, che fungono da cibo per questi volatili opportunisti. Al punto tale che certi aeroporti ne sono letteralmente infestati. Sembra strano ai più, ma un piccolissimo uccello che entra in velocita in un motore, provocando la rottura di un pezzo di paletta del rotore del primo stadio del compressore, produce poi una frantumazione a catena di tutti i rotori degli altri stadi con avaria improvvisa e totale del motore stesso.

Il fenomeno è tutt’altro che sporadico: una indagine dell’Enac attesta ben 1.617 “bird strike” nei confronti di aerei italiani, tra il 2020 e il 2021, nonostante la sostanziale diminuzione dei voli a causa delle restrizioni Covid. Al di là del valore assoluto, questo tipo di incidenti risulta in aumento anche in proporzione ai voli: nel 2019 la proporzione era di 14,40 eventi ogni 10 mila movimenti aerei, nel 2020 è passata a 15,35, nel 2021 è salita a 21,62. I momenti nei quali è più frequente l’incidenza di questi eventi sono tra giugno e settembre e, nel corso della giornata, risulta più probabile nelle prime ore del mattino. Il 93 per cento degli incidenti avviene al di sotto dei 300 piedi di quota, in fase quindi di decollo o atterraggio.

Quale può essere la soluzione per evitare ciò? Naturalmente, evitare la presenza degli uccelli. E come? Qui, al solito, entra in gioco il buonismo imperante, che impedisce di usare mezzi cruenti. Il punto è che, purtroppo, i metodi incruenti stanno dimostrando la loro inadeguatezza. Cannoncini a salve, dissuasione con rapaci (in piume e ossa o sotto forma di registrazione dei loro versi tipici), eccetera. Addirittura, in molti aeroporti nei quali erano posti i famosi cannoncini, si vedevano cornacchie e gabbiani che ci stazionavano addirittura sopra, saltando incuranti a ogni scoppio e tornando a posarsi subito dopo. Più di tutto, però, occorre focalizzarsi sul problema che i mezzi per “scacciare” gli uccelli, senza eliminarli, altro non fanno che incentivarne la levata in volo, con rischi paradossalmente ancor più elevati per la sicurezza.

Il non voler ricorrere ai mezzi cruenti ricorda tanto il problema lupi e orsi: per non correre il rischio di far male a qualche uccello, ancora si continua a subire questo gravissimo problema, che non si risolve assolutamente con i mezzi elencati. Da anni riconosciuti come inutili, visti gli incidenti che continuano ad accadere. Però così facciamo fare sonni tranquilli alle associazioni animaliste.