Emergenza mufloni all’Elba

Ovvero, i disastri che succedono quando si inserisce in un ecosistema un animale non autoctono. Questa è, in sintesi, la situazione dell’isola d’Elba, flagellata da una vera esplosione demografica di mufloni. Importati negli anni Ottanta da Sardegna e Corsica per motivi “ornamentali”, si sono moltiplicati a dismisura, creando ora seri problemi all’ecosistema

Ovvero, i disastri che succedono quando si inserisce in un ecosistema un animale non autoctono. Questa è, in sintesi, la situazione dell’isola d’Elba, flagellata da una vera esplosione demografica di mufloni. Importati negli anni Ottanta da Sardegna e Corsica per motivi “ornamentali”, si sono moltiplicati a dismisura, creando ora seri problemi all’ecosistema. Il Parco è costretto ad abbatterne circa trecento l’anno, ma il numero è in continua crescita. L’ultimo episodio ha quasi dell’incredibile. Una coppia di mufloni, generalmente restii ad avere contatti con l’uomo, si sono spinti fino al centro di Poggio, lo splendido paese di montagna con vista sul mare di Marciana Marina, e si sono messi a brucare gerani e piante di ogni tipo nella centralissima piazza Castagneto. «Erano due grandi esemplari», ha confermato Fortunato Mazzei, referente di Poggio, «e probabilmente il branco era molto vicino. Gli animali purtroppo non hanno più paura dell’uomo e si fanno più intraprendenti spinti dalla fame». Un campanello di allarme assai preoccupante perché, come è accaduto per i cinghiali (anche loro introdotti nell’isola), questi animali si stanno moltiplicando con proporzione geometrica. «Il Parco sta spendendo un sacco di soldi per bloccare la proliferazione di questi due animali», denuncia Umberto Mazzantini di Legambiente, «e deve pagare scelte scellerate di amministratori che non hanno compreso l’errore di introdurre all’Elba specie di animali non presenti naturalmente. I cinghiali sono stati introdotti per motivi venatori. I mufloni addirittura perché si pensava fossero un’attrazione turistica, come se l’isola fosse un grande zoo».