Elezioni in Venezuela, stop ad armi e alcolici

Niente porto d’armi in Venezuela in questi giorni, in vista delle elezioni legislative di domenica, che segnano un nuovo braccio di ferro politico tra Hugo Chavez e l’opposizione al governo presieduto dal leader “bolivariano”. Le autorità di Caracas hanno annunciato la misura qualche ora fa, fino a martedì, sottolineano i media locali, rilevando che pistole e altre armi sono molto diffuse tra la popolazione locale

Niente porto d’armi in Venezuela in questi giorni, in vista delle elezioni legislative di domenica, che segnano un nuovo braccio di ferro politico tra Hugo Chavez (in foto) e l’opposizione al governo presieduto dal leader “bolivariano”. Le autorità di Caracas hanno annunciato la misura qualche ora fa, fino a martedì, sottolineano i media locali, rilevando che pistole e altre armi sono molto diffuse tra la popolazione locale.

Il governo ha d’altra parte proibito la distribuzione e vendita delle bevande alcoliche tra la mezzanotte di venerdì e le 18 di lunedì. Alle urne sono chiamati a votare oltre 17 milioni di venezuelani per il rinnovo del Parlamento. Nel 2005 gli oppositori, denunciando la possibilità di frodi, chiesero ai sostenitori “anti-Chavez” di non votare, fatto che spianò la strada alla maggioranza del presidente nell’assemblea di Caracas. In questa occasione, però, pur non avendo un leader indiscusso e dopo molte difficoltà, oltre venti partiti, dalla destra alla sinistra, hanno presentato liste unificate contro il Partito socialista unito del Venezuela (Psuv) guidato da Chavez.

Quella di domenica sarà il sedicesimo appuntamento con le urne a cui il presidente partecipa dal 1998. Ha perso solo in due occasioni: nelle regionali dello stesso 1998 (49,61% contro 27,99%) e nel referendum del 2007, per poco meno di due punti. Al voto di domenica, secondo i sondaggi, il Psuv dovrebbe ottenere poco più del 52% dei voti. In pratica, almeno 110 parlamentari contro i 55 degli oppositori. Se tale risultato verrà confermato, Chavez potrà contare sui due terzi dei 165 deputati, cioè la maggioranza qualificata che gli consentirà, come è accaduto finora, di approvare le riforme che riterrà necessarie. Anche per questo l’opposizione ha già messo le mani avanti, riferendosi a possibili frodi, che lo stesso Chavez ha fermamente negato.