Dopo il buyback delle lame, ucciso a colpi di spada

Come le famose “gride manzoniane”, la guerra che le autorità britanniche stanno conducendo contro gli strumenti affilati, nella speranza di contrastare la strage di accoltellamenti per le strade, non solo si sta dimostrando inefficace ma oltrepassa ormai i confini del ridicolo. Stride, e non poco, infatti nella sua tragicità la morte tre giorni fa di un povero ragazzo di 14 anni, ucciso con una “spada samurai” da un coetaneo nell’East London. C’è chi dice che la vittima, Fares Maatou, sia stato colpito perché ha cercato di difendere un amico durante un litigio, chi afferma invece che l’aggressione si sia perpetrata per sottrargli lo scooter. I sospetti omicidi già fermati dalla polizia, ed è l’aspetto forse più agghiacciante, sono coetanei, cioè un 14enne e un 15enne e oltre a trafiggere mortalmente Maatou, gli hanno vibrato il colpo di grazia sulla testa utilizzando una mazza di ferro.

Il tutto, a poche settimane dalla conclusione dell’operazione di consegna dietro indennizzo per tutte le armi bianche legalmente possedute dai cittadini di Inghilterra e Galles, condotta dalla polizia in ottemperanza appunto all’Offensive weapons act 2019.

Nel caso in cui dovessero servire conferme, questo drammatico accadimento è l’ulteriore dimostrazione di come provvedimenti volti a mettere al bando una specifica tipologia d’arma, conseguono l’unico risultato di disarmare gli onesti, mentre chi ha l’intenzione di delinquere, non si fa certo scrupolo di leggi, decreti e codicilli. Allora, evidentemente, per chi ha veramente a cuore la pubblica incolumità, invece di concentrarsi ottusamente sullo strumento con il quale viene perpetrato il crimine, sarebbe probabilmente più utile (anche se, forse, meno efficace dal punto di vista demagogico) concentrarsi sugli autori materiali del delitto e sul contesto sociale nel quale maturano questi atti. È normale che in una delle principali capitali d’Europa (parliamo di Europa in senso geografico, non politico…), un ragazzino di 14 anni sia già talmente indurito dalla vita da infilare mezzo metro d’acciaio nel corpo di un coetaneo, per poi infierire su di esso con una mazza? Siamo davvero certi che basti proibire il possesso di coltelli, spade e mazze per arginare una assoluta mancanza di empatia umana, che sembra diffondersi a macchia d’olio tra le giovani generazioni del melting pot londinese? Non sarà forse che qualcuno deve farsi un esame di coscienza sui modelli educativi e sulla capacità di formazione del sistema scolastico pubblico? Come, di grazia, si pensa di intervenire sul problema mettendo al bando i coltelli, quando il coltello è l’arma più antica dell’uomo e già nell’epoca dei Neanderthal si fabbricavano strumenti letali con pietre e pezzi di legno? Non sarà forse che devono essere disarmati i cervelli, prima ancora delle mani? E che l’unico modo per disinnescare questa spirale di violenza è la cultura e il rispetto dell’altro? C’è di che riflettere anche per i disarmisti di casa nostra.