Direttiva “disarmista”: le due date che potrebbero esserle fatali

Nelle prossime settimane si approssimano due appuntamenti fondamentali per il futuro della direttiva 2017/853. Quali? La direttiva europea 2017/853, entrata in vigore il 13 giugno 2017, è in corso di recepimento nei vari Paesi membri: uno dei primi a recepirla è stato la Francia, l'Italia ha provveduto con il decreto legislativo 104 del 2018, entrato in vigore lo scorso 14 settembre. Scaturita all'indomani degli attentati terroristici in Francia e Belgio, in realtà da molti questo provvedimento è stato criticato perché incide per la stragrande maggioranza sui diritti dei legittimi detentori di armi, andando invece poco o nulla a combattere quello che sarebbe il principale problema, cioè il traffico illecito di armi. È una direttiva europea tuttora "sub judice", perché su di essa pende il ricorso per l'annullamento proposto dalla Repubblica ceca, al quale si è associata la Polonia. Anche in Paesi che non fanno parte dell'Unione europea, tuttavia, la direttiva esplica i propri effetti e ha generato malumori e proteste: è il caso della Svizzera, Paese che è stato obbligato ad approvare un recepimento di tale direttiva in quanto membro della cosiddetta area Schengen.
Ebbene, proprio per le criticità intrinseche alla genesi della direttiva, ci sono due date ormai a noi prossime che potrebbero rappresentare lo spartiacque tra la sua sopravvivenza e la sua rovina: la prima in ordine di tempo è il 5 marzo, data in cui la corte europea di giustizia terrà la prima udienza per discutere il ricorso della Repubblica ceca. L'avvocato generale sarà tenuta entro il mese di giugno a esprimere le proprie conclusioni, mentre la decisione finale (che potrebbe portare all'annullamento in toto dell'atto, con conseguente nullità di tutte le norme di recepimento nazionali) dovrebbe giungere entro la metà di settembre 2019.
Nell'attesa della decisione finale, un primo scossone potrà essere determinato nella giornata del 19 maggio, allorché cioè i cittadini svizzeri saranno chiamati a pronunciarsi su un referendum abrogativo della normativa nazionale di recepimento. È possibile, ovviamente, che lo spauracchio dell'uscita dall'area Schengen da parte della confederazione determini gli svizzeri a votare per il mantenimento della normativa di recepimento, ma se la maggioranza si dovesse esprimere per l'abrogazione, allora si potrebbe addirittura pensare a una modifica della direttiva in sé in modo da eliminare i motivi di contrasto con i princìpi e le tradizioni elvetiche. Ma allora, è possibile che anche altri Paesi si facciano avanti con le loro peculiarità nazionali, mettendo in crisi tutto l'impianto generale della direttiva.
Fantasia? Forse: è un dato di fatto, però, che esiste un precedente significativo, cioè quello della direttiva 98/43/Ce sulla pubblicità del tabacco, annullata per contrasto rispetto all'articolo 114 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea su ricorso della Germania.