Droni “anti sommossa” a Gaza

Durante gli scontri del 30 marzo ai confini con la striscia di Gaza, le forze di sicurezza israeliane hanno fatto debuttare mini droni muniti di lanciatori per gas lacrimogeni: non sono una novità … Nei saloni della difesa e sicurezza da diversi anni infatti, alcune aziende mostrano dei piccoli mini Uav (in genere esacotteri, con più rotori ancora e anche micro elicotteri) dotati di vari sistemi di rilascio per agenti irritanti come gas lacrimogeni o capsicum: singole artifici o con diffusori di varia natura.
I vantaggi non sono pochi rispetto il lancio tramite i normali lanciagranate: viste le quote non troppo elevate, il rischio di impatti traumatici è praticamente nullo, è possibile inoltre colpire con migliore precisione determinati punti degli schieramenti e soprattutto, raggiungere gruppi ostili che si nascondano alle spalle di manifestanti più pacifici. Oltretutto, con una portata prima impensabile per questi artifici (se lanciati tradizionalmente) e con in più, documentazione video a tutela dell’operato.
Non sappiamo se quello israeliano sia il debutto assoluto di questi strumenti, di certo, il primo ampiamente documentato dai media. Sono note e sin dal 2014, altre interazioni, come lo Skunk riot control copter della sudafricana Desert wolf (nella foto sopra), in grado di utilizzare lanciatori di Pepperball (caricati con capsicum o altro). Il Cupid della texana Chaotic moon (nella foto sotto), invece e sempre nel 2014, sarebbe stato il primo ad utilizzare uno stungun tipo Taser.
Come abbiamo visto sin qui, tutte applicazioni less than lethal ma che hanno sollevato polveroni mediatici circa il “vettore”: come se il drone avesse autonomia decisionale. Non solo è ovviamente comandato da un operatore, ma come abbiamo visto e in merito al lancio di lacrimogeni… addirittura più sicuro. Lo stesso dicasi anche per le altre soluzioni: è pur sempre un operatore che impiega a distanza, gli stessi strumenti che già vengono utilizzati normalmente e “localmente”.
Discorso diverso invece, per i “Lethal drones” ossia quelli sempre di dimensioni contenute ma in grado di utilizzare armi leggere: negli ambiti di polizia se ne è parlato, sempre a “porte chiuse”, in funzione anti terrorismo. Ad oggi ed esclusivamente per impieghi militari, è nota una realizzazione di una azienda americana (fondata però da ex operativi israeliani): è il Tikad della Duke robotics (nella foto sotto), armato di un M4 in calibro 5,56×45 montato su piattaforma stabilizzata. Questo drone tra l’altro, ha vinto nel 2016 il “Security innovation award” sponsorizzato dal Dipartimento della difesa degli Stati Uniti tramite il Cttso – Combating terrorism technical support office e un analogo riconoscimento in Israele, da parte del Directorate of defense research and Development del Ministero della difesa.