Ddl Perilli: torna lo spettro dell’abolizione dell’art. 842 cc

Il senatore grillino Gianluca Perilli (in foto) propone un ddl sulla tutela degli animali, patrocinato da ben tre ministri, che riporta in auge la solita manovra anti-caccia “Ricorrentemente alcuni esponenti politici, poveri di idee quanto di voti, sentono il bisogno di far parlare di sé e ricordare ai loro pochi elettori che ancora esistono e siedono – almeno le poche volte che ci vanno – sugli scranni del Parlamento dove, invece di preoccuparsi del bene del Paese affrontando i tanti problemi che lo riguardano, non sanno fare altro che suonare sempre gli stessi vecchi dischi. Lo stesso però fanno anche certi partiti che sedendo al Governo quella necessità di occuparsi di temi urgenti per la Nazione, dovrebbero sentirla in modo ancora più pressante e non occuparsi di sparate propagandistiche”. Questo è il severo commento della Cabina di regia unitaria del mondo venatorio, che riunisce tutte le principali associazioni venatorie italiane: “Non si spiega altrimenti”, prosegue il comunicato, “la conferenza stampa che ha visto il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa insieme a quello della salute Giulia Grillo e della Giustizia Alfonso Bonafede per presentare il disegno di legge “ProteggiAnimali” (Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e al codice civile, nonché altre disposizioni in materia di tutela degli animali) a firma di Gianluca Perilli. Non ci si venga a dire, infatti, che è casuale che un Ddl comunicato alla presidenza del Senato lo scorso 19 febbraio venga presentato da ben tre Ministri della Repubblica due settimane prima dell’appuntamento elettorale e annunciato con particolare enfasi dallo stesso Ministro Costa dalla sua pagina Facebook. Non neghiamo che il Ddl abbia parti condivisibili e anzi degne di plauso da parte del mondo venatorio laddove va a inasprire le pene per pratiche condannabili come l’utilizzo di bocconi avvelenati o l’abbattimento di specie protette o in gravissimo stato di rischio di estinzione, reati contro i quali le associazioni venatorie e i cacciatori per primi si sono più volte esposti pubblicamente e che ogni giorno contrastano sul territorio. O ancora la condanna più netta per il traffico illegale di cuccioli, i combattimenti fra animali, l’abbandono o le inutili violenze e maltrattamenti cui ancora troppo spesso sono sottoposti, pratiche che nessun cittadino può in alcun modo giustificare. Senza dimenticare che i cacciatori sono i primi ad amare e tutelare i propri cani. Ma, e la cosa non ci sorprende vista l’origine del Ddl, quello che rigettiamo con forza è l’accostamento dell’attività venatoria regolata e sostenibile, quale è quella praticata nel nostro Paese, con il concetto stesso di violenza sugli animali che emerge sia da alcune frasi pronunciate durante la conferenza stampa che da una lettura dell’articolato, dove all’inasprimento di alcune pene legate alla pratica venatoria, già discutibili, oltre ad altre restrizioni minori, viene espressamente prevista l’abolizione dell’articolo 842 del Codice civile. Questo ovviamente metterebbe in crisi l’intero impianto su cui è costruita la legge 157/92 unitamente alla sua storica funzione sociale. Al contrario da quanto affermato in conferenza stampa, non risulta che il Ddl sia già assegnato in Commissione Giustizia per il suo esame e francamente auspichiamo che ciò non avvenga mai con l’attuale formulazione. In ogni caso le Associazioni aderenti alla Cabina di regia (Federazione Italiana della Caccia, Enalcaccia, AnuuMigratoristi, Arcicaccia, Associazione Nazionale Libera Caccia, Italcaccia e il Comitato Nazionale Caccia e Natura) seguiranno con attenzione il suo eventuale iter, pronte a fare tutto quanto loro legittimamente consentito in modo che anche questa, come molte altre, resti solo l’ennesima sparata elettorale”.
Anche il senatore leghista Francesco Bruzzone, vicepresidente della Commissione ambiente a Palazzo Madama, ha criticato l’iniziativa: “Esprimo stupore a seguito della presentazione del ddl contro il maltrattamento degli animali su iniziativa del senatore Perilli (M5S), poiché a questo importante tema si è voluto affiancare il tema dell’attività venatoria, che non può essere trattato in questo contesto. Tutti vogliamo bene ai nostri animali da affezione ed è giusto prevedere norme contro il loro maltrattamento: non è però pensabile che tali propositi vadano a invadere il campo dell’uso della carne per scopi alimentari, ivi incluse le varie forme di prelievo venatorio che sono consentite nel nostro Paese. Si propone addirittura la cancellazione dell’art. 842 del codice civile che esiste da sempre nel nostro Paese e che rappresenta una sorta di aspetto storico culturale da mantenere. Il ddl prevede un esagerato inasprimento delle sanzioni tese a proteggere animali come nutrie o storni presenti nel nostro Paese in modo eccessivo e noti soltanto per gli ingentissimi danni che arrecano. Anziché proporre soluzioni per ridurre il numero degli animali nocivi opportunisti presenti, si propongono indirettamente forme di tutela tramite l’istituzione di pesantissime sanzioni penali: è un controsenso. Gli inasprimenti di pena sarebbero da proporre per chi spaccia droga e vende morte fuori dalle scuole, non per chi va a caccia. Altrettanto grave è la volontà espressa nel ddl di cancellare tradizioni usi e costumi locali presenti in molte aree del Paese in nome di un falso ambientalismo da salotto molto attento ai sentimenti ma assai lontano dalla reale tutela dell’ambiente naturale. Spiace apprendere che questo ddl abbia ricevuto il sostegno del Ministro dell’Ambiente, che certamente non è nuovo a esprimere posizioni poco europee e poco condivisibili in materia di gestione della fauna selvatica. Sono pronto a presentare una proposta di legge per la gestione della fauna selvatica che tenga conto delle vere realtà ambientali del nostro Paese e di una corretta tutela di quella fauna selvatica che lo richiede; al tempo stesso per gli animali presenti in soprannumero nel nostro Paese, anche se formalmente dichiarati potetti, sarà necessaria una modifica della normativa vigente per consentire l’intervento dell’uomo sia sotto forma di attività venatoria sia di attività di controllo. Abbiamo tutti a cuore gli animali, ma è giusto anche pensare agli esseri umani e alle loro attività”.