Dare cibo agli animali selvatici: amore o… condanna?

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Cosa non si farebbe per amore. Ma quando riguarda gli animali selvatici, spesso l’amore si trasforma inevitabilmente in condanna nei loro confronti. Ci spieghiamo meglio. Pochi giorni fa sul principale social che ormai tutti conoscono, e che alterna cose molto interessanti a follie innominabili, è comparso un video in cui un gruppo di persone ridenti ed entusiaste si fermavano perché sulla strada c’era una marmotta immobile nella sua classica posizione eretta che, per nulla intimorita, li guardava in attesa. Subito è scattata da parte di tutti, tra grida di giubilo e parole di meraviglia, una veloce e continua offerta di cibo sotto forma di biscotti vari, pane, dolci eccetera. Che la furba marmotta, evidentemente abituata a stazionare lì per sfruttare il “tanto amore” degli umani di passaggio, accettava senza fretta, mangiando e prendendo tutto quello che le veniva offerto. Noi siamo rimasti allibiti, e tra i commenti abbiamo espresso la nostra perplessità, concludendo che così l’animale non saprà mai più alimentarsi da solo. Per curiosità, abbiamo dato una scorsa agli 8.000 commenti e visualizzazioni, sì 8.000, pensando di trovare supporto al nostro pensiero. Arrivati alla lettura dei primi cento, non ne abbiamo trovato nemmeno uno simile al nostro. Tutti entusiasti: “che amore”…”ma dove è questa passerotta”…”me la porterei a casa”…” ma se ne potrebbe acquistare una?”…”me la metterei a letto” eccetera. Tutti di italiani, tra l’altro.

Tornando a lupi, orsi, volpi, cervi e altri abitanti selvatici nostrani, arriviamo quindi alla determinazione che la maggior parte delle incursioni in paesi e case, è (de)merito soprattutto di animi così tanto amanti degli animali che fanno di tutto per “salvarli” dalla fame e poter poi fregiarsi della medaglia di ecologista e animalista doc. Niente di più sbagliato.

Torniamo anche alle parole di sconforto espresse da Luciano Sammarone, direttore del Parco d’Abruzzo che non riusciva a spiegarsi la frequentazione continua di certi orsi, come Gemma, in hotel, giardini, case, condomini, nel paese di Scanno e tanti altri paesi limitrofi.

Il problema è proprio questo: qualcuno, o molti, per amore deviato, talvolta anche per tornaconto turistico, nulla rischiando, lasciano in giro troppe porte aperte e troppo cibo disponibile a chi lo sa trovare senza difficoltà. Qui non si tratta di mettere cassonetti adatti per la raccolta dei rifiuti domestici. Qui ci vogliono i cervelli adatti. E non si venga a paragonare il foraggiamento di cibo naturale o sale in montagna. Che è tutt’altra cosa.

Nutrire gli animali “fai da te”, spesso anche con la sempre deleteria caccia al filmato che ormai dilaga come la peste e a cui nessuno sa rinunciare pena non sentirsi inserito in questo mondo maledettamente social dove se non pubblichi non esisti, è il male peggiore che si possa fare a coloro, gli animali, a cui si crede di dare tanto amore. Ecco perché riproponiamo l’interdizione di filmati di fauna nostrana sui canali social, a meno che non siano fatti da enti scientifici e ricercatori. Sarebbe auspicabile una vera e propria licenza, necessaria per divulgare. E questo rapporto deviato dovrebbe essere contestato, ma veramente e praticamente, anche dalle tante sigle animaliste che non fanno altro che autocelebrarsi come indispensabili al salvataggio di tutte le specie esistenti al mondo. Essendo invece i primi speculatori dei sentimenti naturali della gente comune. Investendo sempre sulla pietà, sul buonismo, sulla tenerezza, e non sulla vera selvaticità degli animali. In questi ultimi tempi ce la si prende tanto, a volte con ragione, con i cacciatori. Ma il vero pericolo presente, e più che mai futuro, sarà proprio il pietismo animalistico che porterà molte specie a essere dipendenti dai grandi “amanti” degli animali.