Corto circuito a La Repubblica

Il comitato di redazione del quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha imposto la rimozione di un video che vedeva ospiti tra gli altri il ministro Guido Crosetto e Carlo Ferlito, Ceo di Fabbrica d’armi Beretta

Il comitato di redazione dei giornalisti del quotidiano La Repubblica è in piena rivolta nei confronti di un video pubblicato sul sito della testata (del quale si è pretesa la rimozione), relativo a un dibattito sui temi della Difesa, promosso da Pwc Italia in collaborazione con il gruppo Gedi, al quale, oltre a La Repubblica, appartengono anche La Stampa e Huffington post. Quello che sembra essere accaduto in redazione è un vero e proprio corto circuito ideologico su uno dei temi più caldi e attuali del panorama internazionale: la necessità di dotare gli eserciti e le forze di polizia occidentali di strumenti moderni e idonei a far fronte alle differenti minacce che si profilano all’orizzonte: di tipo internazionale (vedi conflitto Russia-Ucraina e Israele-Hamas) e di tipo interno, come il rischio terroristico di matrice islamica. La rimozione del video è stata motivata in quanto “indistinguibile dai contenuti di natura pubblicitaria” e “sia per ragioni legate all’identità del nostro giornale, cioè un quotidiano della sinistra legato ai valori della nostra Costituzione, una carta fondativa che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti”.

Sarebbe interessante a questo punto chiedere ai colleghi delle testate in questione, come ritengano che un Paese moderno e occidentale come l’Italia possa sedere in seno a organismi internazionali come la Nato, l’Unione europea, il G7 senza prevedere un apparato strategico industriale capace di rispondere al mutare degli scenari geopolitici internazionali. Per esempio, tornando al passato non troppo remoto, con quali strumenti l’allora “compagno primo ministro” Massimo D’Alema avrebbe dovuto mandare i nostri caccia (come infatti ha fatto) a bombardare la Serbia? E con quali strumenti, ancora, i nostri militari da decenni dovrebbero fronteggiare gli impegni internazionali delle missioni di pace, come di recente in Libano o nel golfo di Aden?