Coldiretti: troppi cervi nell’Appennino

La Coldiretti di Bologna scende sul piede di guerra, denunciando l’esuberante aumento della popolazione di cervi nell’area dell’Appennino bolognese: “Sono oltre 5 mila e non 1.300 come indicato dai censimenti”, afferma la Coldiretti, “due cervi su tre mancano quindi all’appello, ma generano danni alle coltivazioni agricole. La stima del 1.300, sulla base della quale viene calcolato il numero di animali da prelevare per mantenere un ambiente sano e sicuro e tute… La Coldiretti di Bologna scende sul piede di guerra, denunciando l’esuberante aumento della popolazione di cervi nell’area dell’Appennino bolognese: “Sono oltre 5 mila e non 1.300 come indicato dai censimenti”, afferma la Coldiretti, “due cervi su tre mancano quindi all’appello, ma generano danni alle coltivazioni agricole. La stima del 1.300, sulla base della quale viene calcolato il numero di animali da prelevare per mantenere un ambiente sano e sicuro e tutelare l’equilibrio biologico del territorio, vanifica l’azione di riequilibrio”. «Non si può approvare un piano di prelievo che si basa su stime così palesemente errate», ha sentenziato il responsabile ambiente e territorio della Coldiretti di Bologna, Claudio Governi. Di diverso avviso l’assessore provinciale alla pianificazione faunistica, Marco Strada: «sono affermazioni che creano solo allarmismi e non aiutano. I censimenti sono attuati da una associazione interregionale che ha individuato in circa 2.600 i cervi presenti nelle province di Bologna, Prato e Pistoia, di cui la metà nel versante bolognese. La contestazione a questa stima la si può fare con un’altra ricerca scientificamente provata e non su “percezioni”». Dello stesso parere L’Urca (Unione regionale cacciatori appennino) di Bologna: “ribadiamo la nostra completa fiducia nei tecnici faunistici che hanno definito la densità esistente e riteniamo che il piano di prelievo 2007-2008 approntato dalla provincia di Bologna risponda pienamente alle esigenze che si sono manifestate durante l’annata in corso. A fronte di una diminuzione dei danni di questa specie si è comunque proceduto a un aumento del piano, per dare un segnale concreto a quel mondo agricolo in apprensione per la potenzialità dei danni che questa specie può arrecare. Con una elasticità gestionale coraggiosa ma responsabile, si sono previsti massicci prelievi in quelle zone dove si sono rilevate nel corso dell’anno particolari concentrazioni di questi animali”.