Caccia in Veneto, si apre il 3 settembre

Si allunga di 12 giorni il calendario venatorio della Regione Veneto, e accende una coda di polemiche: Legambiente contesta l’anticipo al 3 settembre dell’apertura della stagione venatoria per alcune specie, che per tutte è il 18 settembre, e il posticipo della chiusura al 9 febbraio, anziché al 30 gennaio

 

Si allunga di 12 giorni il calendario venatorio della Regione Veneto, e accende una coda di polemiche: Legambiente contesta l'anticipo al 3 settembre dell'apertura della stagione venatoria per alcune specie, che per tutte è il 18 settembre, e il posticipo della chiusura al 9 febbraio, anziché al 30 gennaio.
«Secondo l'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale, la maggior parte delle specie sarebbero cacciabili solo dal 1 ottobre fino alla seconda settimana di gennaio», denuncia Michele Bertucco, presidente di Legambiente regionale, «invece il Veneto, per esaudire i desideri più estremisti del mondo venatorio, ha superato qualsiasi logica di tutela della fauna e di corretta gestione ambientale».
Sarà possibile sparare nelle giornate del 3, 4, 10, 11, e 17 settembre, da appostamento, a merli, tortore, ghiandaie, gazze, cornacchie nere e grigie e solo il 3 e 4 anche ai colombacci. Il prolungamento di febbraio permetterà di sparare nei giorni 1, 2, 4, 5, 6, 8 e 9, da appostamento, a colombacci, ghiandaie, gazze, cornacchie nere e grigie.
«I cacciatori cominceranno a praticare la loro attività a stagione turistica ancora in corso, occupando campi e colture ancora in atto, con tutte le conseguenze del caso, sia in termini di danni alle colture che di rischio per la sicurezza pubblica e potranno poi proseguirla ben oltre i limiti previsti dalla legge nazionale», aggiunge Bertucco, secondo il quale «ogni anno ci si ritrova di fronte lo stesso scenario: è stata decisa una dozzina di giorni di caccia in più a carico di alcune specie, che già versano in uno stato precario di conservazione, senza alcuna considerazione scientifica dell'impatto sugli animali».
«La logica della tutela della fauna e dell'ambiente ancora una volta però ha perso», conclude Bertucco, «e la Giunta veneta evidentemente preferisce seguire la logica della rincorsa al voto dei cacciatori, esaudendo qualsiasi loro desiderio. Rimane ora solo la strada dei ricorsi per impedire questo stravolgimento delle leggi in materia venatoria».
L'assessore regionale alla caccia Daniele Stival è invece convinto di essere nel giusto: «Tant'è che se Legambiente mi critica per aver concesso troppo ai cacciatori, il deputato europeo Sergio Berlato mi attacca sul lato opposto per aver dato troppo poco: si mettano d'accordo. Forse le mie decisioni sono nel giusto mezzo e fanno davvero gli interessi dei cacciatori e dell'ambiente», attacca l'assessore, che precisa: «Ho stilato un calendario nel rispetto dei termini di legge, perché so che l'arma degli ambientalisti sono i ricorsi al Tar, invece, come è successo l'anno scorso, li perderanno tutti di nuovo, perché le aperture che ho concesso sono tutte nel rispetto della legge. Il calendario venatorio è frutto di confronto con tutti i soggetti che operano in questo settore e la Regione si è sempre preoccupata di bilanciare le esigenze di salvaguardia dell'ambiente e della risorsa faunistica con le legittime aspettative dei cacciatori», conclude l'assessore.
Condivide questa linea il presidente provinciale e membro della giunta regionale di Federcaccia, Alessandro Salvelli, secondo il quale l'associazione si è sempre battuta per una caccia moderata che non metta in crisi l'esistenza delle specie: «In alcuni paesi europei a noi vicini la caccia apre addirittura il 1 agosto, mentre noi da tempo abbiamo perso l'abitudine alla caccia a specie che erano nella nostra tradizione venatoria, come le quaglie, perché l'apertura tardiva avviene quando questi uccelli sono già migrati altrove. Ci sono nell'elenco specie cacciabili come le cornacchie grigie che sono predatori di piccoli e uova», avverte Salvelli, che conclude: «L'assessore Stival ha lavorato bene, con equilibrio e senza creare equivoci».