Caccia ambiente impugna il calendario lombardo

Il partito politico Caccia ambiente ha impugnato innanzi al Tar le direttive al calendario venatorio della Lombardia, emanate dalla provincia di Como. “Si è ritenuto di agire in tal senso”, si legge nel comunicato, “per fornire l’ennesima dimostrazione che ormai su tutto il territorio nazionale esiste un partito politico che tutela la caccia, la pesca e le tradizioni rurali, ma soprattutto è una sentinella contro i soprusi a cui continuamente i cacciatori sono esposti

 

Il partito politico Caccia ambiente ha impugnato innanzi al Tar le direttive al calendario venatorio della Lombardia, emanate dalla provincia di Como. “Si è ritenuto di agire in tal senso”, si legge nel comunicato, “per fornire l’ennesima dimostrazione che ormai su tutto il territorio nazionale esiste un partito politico che tutela la caccia, la pesca e le tradizioni rurali, ma soprattutto è una sentinella contro i soprusi a cui continuamente i cacciatori sono esposti. Il nostro carattere nazionale,ci vede attenti alla difesa di qualsiasi forma di caccia sia essa praticata in Trentino o a Lampedusa, disconoscendo atti di forza o rimostranze che si porgono a baluardo di alcune cacce definite tradizionali o locali,a discapito dei cacciatori di province intere, anche se teniamo in massima considerazione qualsiasi caccia e qualsiasi cacciatore. Detto questo ci è stato segnalato che troppe restrizioni erano state apportate dall’integrazione provinciale del calendario di Como, ma due in particolare hanno allertato il nostro ufficio legale. Al paragrafo 2,comma h, infatti detto calendario limita ai cacciatori in sola forma vagante l’utilizzo del veicolo a motore, senza alcuna eccezione legata a motivi invalidanti. Norma offensiva non solo sotto l’aspetto venatorio per i cacciatori che abbiano scelto la forma vagante, ma soprattutto per quelli affetti da handicap motori, ai quali, in tal modo, risulta completamente interdetta l’attività venatoria. Sia detto per inciso che detti cacciatori si riducono a qualche decina e che in passato veniva loro concessa l’autorizzazione dalla provincia, inspiegabilmente poi revocata da due anni.

L’impugnativa ha riguardato anche un altro raccapricciante particolare, quello di cui al capitolo 2, dove addirittura si vieta la caccia da appostamento temporaneo con richiami vivi, in aperto contrasto con la normativa regionale che, invece, la prevede. Ci pare questa un’ assurdità tale da giustificare pienamente il ricorso pensando che tutti i cacciatori e tutte le forme di caccia abbiano pari dignità e diritti e, quindi, pensando a chi senza cane, abbia scelto tale tipo di caccia, o a chi sebbene dotato di ausiliario voglia cimentarsi nella caccia ai turdidi, con i propri richiami nel proprio capanno che a Como è ed è stato sempre una tradizione. Altre ancora sono le vessazioni ma siamo voluti partire dalle più eclatanti,e ci riserviamo in futuro valutazioni ancor più puntigliose”.