Australia: il buyback “volontario” cela in realtà un esproprio

L’Australia, negli ultimi anni, si è dimostrato uno dei Paesi maggiormente ostili al possesso legale di armi da parte dei cittadini. Finora, tuttavia, non ci si era neanche avvicinati a quanto si sta in questi giorni discutendo nel Parlamento del West Australia. La riforma della normativa sulle armi, infatti, si propone di introdurre un limite al numero di armi detenibili da ciascun cittadino, fissato in 5 esemplari, con eventuale estensione fino a 10 in casi eccezionali e ovviamente ben motivati. Il governo locale si è “portato avanti” avviando, da oggi fino al 31 agosto (o fino a esaurimento fondi), un programma di consegna “volontaria” delle armi “non necessarie” (cioè in numero superiore al limite che si vuole introdurre) da parte dei cittadini. Per l’operazione sono stati stanziati 64,3 milioni di dollari e per ciascuna arma consegnata sono state indicate tariffe fisse, che variano a seconda del fatto che l’arma di una determinata categoria abbia più o meno di sei anni, indipendentemente tuttavia dall’effettivo valore o dal prezzo a suo tempo pagato per l’acquisto. Le tariffe appaiono obiettivamente ridicole, se si pensa che per un fucile “a doppia canna” di meno di sei anni si parla di un indennizzo di 750 dollari e di 938 dollari per una carabina a percussione centrale. Le associazioni di tutela dei legali possessori di armi sono sconcertate dall’iniziativa, il presidente della Shooters union, Graham Park, ha parlato apertamente di “rapina”, dichiarando che “è stato lo stesso governo del West Australia a rilasciare le licenze per acquistare le stesse armi. Nella maggior parte dei casi, le somme offerte non si avvicinano neanche al valore delle armi da nuove sul mercato, quindi il governo del West Australia sta essenzialmente derubando i legali detentori, rifiutando di pagare il corretto valore di queste armi. I tiratori, che non hanno commesso alcun crimine, non hanno fatto alcunché di sbagliato e hanno versato alla polizia del West Australia somme non indifferenti di denaro per acquistare queste armi, dovranno soffrire un grave danno economico. Non c’è un altro modo per dirlo, il governo del West Australia li sta rapinando, e il fatto che agisca in modo così sfacciato dimostra il rispetto che ha per i propri cittadini”. Le autorità hanno dichiarato che per stabilire i valori di indennizzo si sono consultati con le associazioni di categoria dell’industria e del commercio, ma nessuna di queste ultime ha dichiarato di saperne nulla. Il presidente della Western Australia firearms community alliance, Paul Fitzgerald, ha commentato: “Stiamo cercando di capire da dove il governo abbia preso questi valori, non sappiamo con chi abbiano parlato, ma chiaramente non con un esperto del commercio o qualcuno che abbia una idea seppur vaga dell’attuale mercato. I prezzi offerti sono un insulto, ma a essere onesti è l’intero provvedimento normativo di riforma a essere un insulto”.