Armi sceniche e residuati balcanici

Secondo una nuova, documentata inchiesta de L’Espresso, gli strumenti letali utilizzati da terroristi e criminalità organizzata in alcuni Paesi europei avrebbero origine nella disponibilità in libera vendita, in alcuni Paesi, di armi per uso scenico facilmente riconvertibili per sparare munizioni a palla

Secondo una nuova, documentata inchiesta de L'Espresso, gli strumenti letali utilizzati da terroristi e criminalità organizzata in alcuni Paesi europei avrebbero origine nella disponibilità in libera vendita, in alcuni Paesi, di armi per uso scenico facilmente riconvertibili per sparare munizioni a palla. Tali armi sono, in effetti, ancora in tutto e per tutto identiche agli originali sparanti, salvo per l'occlusione parziale della canna mediante una spina o altri accorgimenti. Sistemi che, però, sono facilmente eliminabili, ripristinando così il funzionamento originario. Occorre precisare che in Italia la legislazione sulle armi per uso scenico non le ha mai considerate di libera vendita e, anzi, è stata ulteriormente inasprita negli ultimi anni. Nel famoso progetto di direttiva europea, è previsto che tali tipologie di armi restino nella stessa categoria alla quale appartenevano prima della modifica: quindi, un'arma da guerra modificata per uso scenico resta da guerra, un'arma comune modificata per uso scenico resta comune e così via. 

Sempre secondo l'inchiesta de L'Espresso, oltre a questa fonte di approvvigionamento, terroristi e criminali hanno anche facile accesso alle armi da guerra (Kalashnikov, ma anche bombe a mano ed esplosivi) residuate dagli arsenali dei Paesi balcanici e dell'ex patto di Varsavia: arsenali che sarebbero tutt'altro che ben sorvegliati. 

Quello che né questa inchiesta, né alcun tipo di statistica è riuscito a spiegare, è quale tipo di collegamento esista (perché infatti NON esiste) tra le cosiddette armi B7, regolarmente vendute ai cittadini europei muniti di autorizzazione e regolarmente registrate, e un qualsivoglia rischio terroristico o criminale. Ancora una volta, la prova è inoppugnabile: il tentativo di messa al bando delle B7 (o, comunque, di limitazione della loro detenzione o del loro uso) è di matrice politico-ideologica e non ha alcun supporto concreto. 

 

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