Armi e Tiro di ottobre

In questi turbolenti mesi, l’attualità tiene sempre banco su Armi e Tiro, e il fascicolo di ottobre non fa eccezione: dopo il catalogo nazionale, anche la commissione consultiva centrale è stata spazzata via, dalla legge sulla spending review

Allegato alla rivista, in omaggio, un opuscolo di 32 pagine intitolato "I cacciatori e la legge" che contiene tutte le norme di legge che i caccitori devono rispettare durante la loro attività preferita, spiegate in modo chiaro e pratico dall'avvocatessa Adele Morelli.
 

In questi turbolenti mesi, l’attualità tiene sempre banco su Armi e Tiro, e il fascicolo di ottobre non fa eccezione: dopo il catalogo nazionale, anche la commissione consultiva centrale è stata spazzata via, dalla legge sulla spending review. Intanto, il banco di prova comincia a esternare le prime interpretazioni “originali”. Si apre la stagione di caccia, e proprio i cacciatori sembrano essere la specie più a rischio estinzione. Cosa ci attende in futuro? I responsabili delle associazioni venatorie si confessano. La prova di copertina è dedicata alla nuovissima versione della carabina semiauto Browning Bar zenith prestige wood, la Hc calibro .30-06, con sicura a cursore dorsale che disarma fisicamente le molle del cane. È destinata invece al tiro a lunga distanza la carabina semiautomatica Dpms Lr308 calibro .308 Winchester, che l’importatore italiano ha richiesto in una variante particolare ed esclusiva. Due prodotti “operativi” nel segmento delle armi corte: le prestigiose 1911-style Dan Wesson Valor e V bob calibro .45 acp e la polimerica Cz Sp-01 Phantom calibro 9×21. Per chi è affascinato dall’epopea del vecchio west, presentiamo invece il revolver Pedersoli Doc Holliday calibro .38 special. Per la caccia con la canna liscia, tre fucili di lusso: il semiautomatico Breda Xanthos gold calibro 12, il Sovrapposto Fabbri calibro 12 e il prototipo del leggendario Cosmi, ma nell’inedito calibro 28! Tutto ridotto in scala, semplicemente delizioso…

Per gli appassionati di armi moderne da collezione, uno studio completo sulle Beretta 51 e 52 calibro 7,65 parabellum: produzione, varianti, prototipi, aneddoti e… leggende metropolitane sfatate!

E poi la ricarica del .30-30, i legni di noce per i calci, le slug di Cheddite calibro 12, la nuova ottica Steiner 3-15×56, le finali del Tiro cacciatori e molto, molto altro ancora! 

Lunga mano?

In un colpo spazzati via i due principali e odiati “strumenti di tortura” predisposti ai nostri danni: catalogo e commissione. Due “enti” decisamente superati e del tutto inutili. Si affaccia il Banco nazionale di prova con un nuovo, più ampio, ruolo. Lavorando a stretto contatto con l’intero mondo delle armi, cioè produttori e importatori, il Banco dovrebbe badare al sodo, cioè al soldo, al mercato. Insomma, non essere ideologicamente contrario a una completa liberalizzazione.

Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello!

Neanche il tempo di godere un po’, che il direttore Antonio Girlando ci delude subito. Cioè, invece di fare tabula rasa del retaggio dei due carrozzoni cancellati da governo e parlamento, sembra mantenere una certa continuità con l’attività della defunta commissione consultiva centrale per il controllo delle armi, di cui peraltro ha fatto parte per anni. Nostalgia, forse, oppure horror vacui? Sì, forse la materia al momento non è così regolata. Ma qual è il rischio della liberalizzazione?

Sul suo sito, infatti, il Banco chiarisce che “Questo Bnp, in ottemperanza a quanto previsto dall’articolo 1 della Legge 110/75, non certificherà come armi comuni le armi corte in grado di utilizzare lo stesso munizionamento delle armi da guerra”, fornendo anche l’elenco dei calibri considerati, appunto, “da guerra”: 5,7×28; 5,56×45; 7,62×39; 7,62×51; .30-06; 7,62x54R; 12,7×99.

Un balzo all’indietro. Per la verità, neanche la commissione consultiva centrale era mai arrivata a tanto, esprimendo, anzi, in numerose occasioni, il proprio placet alla commercializzazione di armi corte in calibri come .223 Remington e .308 Winchester. Ne risultano regolarmente catalogate una decina.

Girlando si appella alla 110/75 non so se sulla base di un qualche parere giuridico, lui che è ingegnere. Eppure i suoi compiti sarebbero chiari: verificare, per ogni arma da sparo prodotta, importata o commercializzata in Italia, la qualità di arma comune da sparo e la corrispondenza alle categorie di cui alla normativa europea.

Il Banco, però, definisce come “militari” alcuni calibri che da parecchi decenni non sono impiegati dalle forze armate (il .30-06, per esempio) e si lascia aperta la porta per “altri eventuali”.

A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Niente mi toglie dalla mente che l’attenzione di Roma sia sempre concentrata su quelle armi che il ministero spesso ha considerato più insidiose perché occultabili o su altre da definire (black rifle). A fronte del “solito” pericolo sociale che non c’è perché nulla è successo di criminale con armi come queste regolarmente denunciate e detenute. Insomma, anche Girlando, di cui pure ho la massima stima, non riuscirebbe a liberarsi dalla lunga mano del ministero che non vuole perdere la possibilità di governare il mercato. La vedo così, ma posso sbagliare. Urgerebbe un segnale di discontinuità.