Anche le mucche, nel loro piccolo…

Qualche giorno fa è comparsa la notizia dell’aggressione da parte di una piccola mandria di mucche nei confronti di alcuni turisti. È accaduto in Alto Adige, all’Alpe di Siusi nei pressi di una baita. Due mucche hanno assalito una signora che è stata ferita abbastanza gravemente al torace assieme a un altro signore che aveva tentato di prestarle soccorso. Successivamente è intervenuto un elicottero di soccorso trovando, al suo arrivo, notevole agitazione negli animali. Il fatto, che può risultare anomalo, sembra sia stato innescato da un cane lasciato libero senza guinzaglio, appartenente a un altro gruppo di turisti. Anche se pochi animali domestici sono associati alla mansuetudine come la mucca, è opportuno ricordare che negli states le mucche provocano il più alto numero di morti ogni anno rispetto a qualsiasi altro animale.

Abbiamo spesso già parlato del problema cani portati, con o senza guinzaglio, in ambienti naturali. E abbiamo già sottolineato che qualunque animale, nei nostri cani domestici, vede comunque la minaccia ancestrale del lupo predatore. Cinghiali, orsi, mucche, cavalli, muli, capre, arieti eccetera, non stanno a sottilizzare se il cane sia “buono” o aggressivo. Non fanno differenza tra golden retriever o barboncini. Per loro è un canide. E come tale è un potenziale pericolo. A maggior ragione se nella mandria ci sono piccoli o giovani. Certo, un cane al guinzaglio può essere controllato meglio. Ma se ci si avvicina troppo ad animali al pascolo, o si vuole addirittura passare in mezzo a essi, è ugualmente e altamente pericoloso. L’eventuale aggressore, mucca o altro, non fa differenza tra umano e cane: cercando di reagire alla presenza del cane, essendo al guinzaglio, automaticamente aggredisce anche il proprietario.

Al contrario se senza guinzaglio, cani inesperti, cioè non conoscitori dell’ambiente naturale, quando si trovano sotto attacco tornano dal proprietario per essere protetti, innescando così analogo pericolo. Quelli che determinano un pericolo più basso sono i cani da caccia, perché abituati da sempre a incontrare e convivere con animali di questo tipo. E se aggrediti, o minacciati, cosa che accade sempre se si avvicinano troppo, sanno benissimo come cavarsela: corrono, si allontanano, evitano il contatto, sfruttando la superiore velocità. E la loro esperienza non li fa impaurire, evitando così di tornare diretti dal proprietario.

Purtroppo, per i cani “di città” e per i loro padroni, l’ambiente più sicuro sono i giardinetti e le aree cani. Il cane domestico, non da caccia o da lavoro, non necessita di passeggiate tra boschi e montagne: anche se gratificante per lui e, soprattutto, per i padroni, è una pratica che può rivelarsi pericolosa.

Stessa cosa per la deprecabile pratica di portare i cani “di città” al mare. È lodevole e meritorio che i padroni, piuttosto che abbandonare i propri animali al sopraggiungere dell’estate, possano condividere con loro la spiaggia. Ma è opportuno ricordare che l’acqua salata, la sabbia e il sole a picco non sono elementi benefici per l’animale e possono portare danni notevoli e a volte permanenti a orecchi interni, occhi, mucose, denti, genitali e pelo. Certo che si diverte. Ma pensiamo prima alla sua salute. Lui si fida di noi. Rispettiamolo.