Abolizione del catalogo: la posizione Anpam

L’abolizione del Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo ci uniforma al diritto europeo e non consente nessuna “liberalizzazione” o “deregulation”. Con l’articolo introdotto nel disegno di legge di stabilità si rimuove uno strumento desueto e inutile, si obbedisce a una procedura di infrazione europea sulla concorrenza e si migliora la competitività delle imprese italiane. Le armi in vendita sono già catalogate dalla legge ordinaria nazionale ed europea

In merito alla possibile eliminazione del catalogo nazionale delle armi contenuta nel maxiemendamento alla legge di stabilità in discussione al parlamento, l’Associazione nazionale produttori armi e munizioni ha divulgato con un comunicato la sua posizione ufficiale.

“L’abolizione del Catalogo nazionale delle armi comuni da sparo ci uniforma al diritto europeo e non consente nessuna “liberalizzazione” o “deregulation”. Con l’articolo introdotto nel disegno di legge di stabilità si rimuove uno strumento desueto e inutile, si obbedisce a una procedura di infrazione europea sulla concorrenza e si migliora la competitività delle imprese italiane. Le armi in vendita sono già catalogate dalla legge ordinaria nazionale ed europea e saranno sempre testate e catalogate dal Banco nazionale di prova.

Il disegno di legge di stabilità presentato in discussione in Parlamento prevede l’abrogazione del Catalogo della armi comuni da sparo, uno strumento desueto e inutile, la cui funzione di interpretare la legge per distinguere le armi comuni da quelle militari è venuta meno in seguito alla definizione delle categorie di armi consentite e vietate da parte di una direttiva europea e dell’attenta specificazione della armi da guerra da parte della legge. L’abrogazione del Catalogo, che è contrario al diritto comunitario, è stata espressamente richiesta dall’Europa mediante una recente procedura d’infrazione, la 2336/11/Italy, e a luglio scorso la camera aveva già dato parere positivo all’ordine del giorno in merito. L’abrogazione ha la finalità di uniformare la disciplina delle armi da sport, caccia e difesa a quella esistente negli altri Paesi europei e, in particolare, a quella prevista nei Paesi maggiori produttori (Germania, Austria, Belgio, Francia).

È bene sottolineare che l’abolizione del catalogo non costituisce in alcun modo una liberalizzazione, perché i cittadini non potranno detenere armi sostanzialmente diverse dai quasi 20.000 modelli catalogati. Restano inalterate, infatti, le categorie delle armi comuni da sparo già previste dalla legge, detenibili dai cittadini autorizzati, già in linea con quanto previsto dalla direttiva europea e dagli altri Paesi dell'Unione. La misura avrebbe, invece, l’effetto di rimuovere un costo che gravava sui soli produttori italiani, inoltre svantaggiati dalle lungaggini del procedimento di catalogazione per il lancio dei nuovi prodotti, ed è destinata a incrementare la competitività dell'Italia in un settore che, nonostante la crisi, rimane di eccellenza”.