L’eco dell’attentato arriva fino a Roma

Il ministro dell'Interno indice in tutta fretta una riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo in vista delle celebrazioni del trattato di Roma. Intanto proliferano i commenti sul critico rapporto tra gli inglesi e le armi che portano, ovviamente… alla direttiva europea La vasta eco dell’attentato terroristico compiuto ieri a Londra è giunta fino ai palazzi della politica italiana: il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha infatti indetto appositamente una riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, in vista delle celebrazioni per l’anniversario del Trattato di Roma, che si svolgeranno nella capitale sabato 25 marzo. Dalla riunione è emersa l’indicazione di “tenere alto il livello di attenzione, intensificando le misure di vigilanza e di sicurezza a protezione degli obiettivi ritenuti più a rischio”. “Tutte le forze di polizia”, ha assicurato il Viminale, “e la rete dei servizi di intelligence saranno impegnati senza sosta sul fronte antiterrorismo per individuare ogni fonte di possibile rischio e pericolo”.
“Occorre rafforzare ulteriormente i controlli nelle aree di maggiore afflusso di persone”, ha precisato Minniti riferendosi alle imminenti celebrazioni.
Intanto si scatenano le discussioni in merito all’attentato in sé, sia per gli strumenti utilizzati dal fanatico islamico (automobile e coltello), sia perché una delle vittime, purtroppo, è un poliziotto che, però, non era armato. Come è noto, infatti, la Gran Bretagna proviene da una lunga tradizione di “disarmo” non solo per i cittadini del Regno, ma anche per gli appartenenti alle forze dell’ordine e, in particolare, per gli agenti di polizia di quartiere (i cosiddetti e tradizionali “bobby”). Anche oggi, nel 2017, dopo anni di rischio terroristico (e, purtroppo, talvolta qualcosa di più di un rischio…), pur essendo stati rafforzati gli equipaggiamenti di molti agenti di polizia, prevedendo anche armi automatiche, sta di fatto che non tutti gli agenti di polizia inglesi sono armati. Ed è certo, invece, che NESSUNO dei cittadini londinesi onesti è armato, visto che non è previsto il porto di pistola per difesa personale e che le pistole stesse sono vietate ormai da oltre 10 anni.
“Non c'era modo più triste e tragico per confermare che fare crociate contro le armi da fuoco non serve a combattere il terrorismo”, ha commentato l’eurodeputato Stefano Maullu. “E i fatti di Londra ci dicono ancora una volta come la Direttiva Europea di limitazione delle armi non vada nella direzione del contrasto del terrorismo, che colpisce con coltelli, automobili, camion, tir e potrebbe colpire con tanti oggetti comuni della nostra quotidianità utilizzati in modo improprio. Limitare le armi come ha fatto l'Ue con la Direttiva approvata settimana scorsa serve solo a porre vincoli e restrizioni a chi, onestamente, ne possiede rispettando leggi e regole".
Al di là delle restrizioni sui cittadini legali detentori di armi, è un dato di fatto comunque che in Italia la possibilità di dotare gli agenti di polizia fuori servizio di armi personali, più facilmente portabili rispetto all’arma d’ordinanza, è arenata da quasi un anno.