Uvalde: le porte della scuola erano state lasciate aperte

Si definisce ogni giorno di più nel dettaglio la timeline dell’azione del folle 18enne che a Uvalde, in Texas, ha ucciso 19 bambini e 2 adulti nella scuola elementare Robb della città. Si conferma che, una volta entrato nella scuola, l’attentatore è riuscito a trincerarsi nel complesso di due aule comunicanti della quarta classe, restando padrone della situazione per 80 minuti, durante i quali ha avuto tutta la possibilità di fare un massacro delle giovani vite innocenti.

In particolare, l’elemento chiave della vicenda ruota intorno alle porte: quelle di ingresso all’istituto, attraverso la quale l’attentatore ha avuto agevole accesso all’interno, che sono risultate incredibilmente non chiuse a chiave (mentre avrebbero dovuto esserlo) e quelle delle aule, che il folle ha provveduto a chiudere impedendo il successivo intervento delle forze dell’ordine accorse sul luogo. Il fattore delle porte di ingresso lasciate aperte risulta decisivo nella questione, in quanto se l’attentatore avesse dovuto perdere tempo a forzarle per l’ingresso, probabilmente sarebbe stato intercettato dalla polizia in arrivo, visto che l’intervallo di tempo tra la prima chiamata al 911 e il primo arrivo degli agenti è stato separato da soli 120 secondi.

Una volta trinceratosi all’interno delle due aule comunicanti, è riuscito a isolarsi dalle forze dell’ordine in modo totale, anche perché a quanto pare, incredibilmente, una copia del passe partout che consente l’apertura di quel tipo di porte (concepito, in teoria, per evitare o ritardare una irruzione da parte di un attentatore, ma evidentemente problematico anche per le forze dell’ordine) è in possesso dei vigili del fuoco e dei paramedici del soccorso, ma non delle forze di polizia. Le quali, d’altro canto, nel lasso di tempo intercorso non hanno avuto evidentemente la possibilità di tentare un accesso dalle finestre, né di riuscire a sfondare la porta utilizzando la forza bruta.