Tsn del Lazio: riparta subito l’attività

Lo chiedono i presidenti di alcune sezioni del Lazio: forti critiche nei confronti della gestione del lockdown da parte del commissario straordinario dell’Uits

I presidenti di alcune sezioni Tsn del Lazio (Bracciano, Leonessa, Palombara, Pontecorvo, Roma, Subiaco, Tivoli, Velletri, Veroli, Viterbo) hanno chiesto all’Uits la riapertura dell’attività addestrativa, in attesa di riprendere anche l’attività formativa. In uno scambio di corrispondenza con il commissario straordinario, colonnello Igino Rugiero, si sono dichiarati perplessi circa tutto il percorso di gestione della crisi da parte dell’Uits: l’ultima direttiva del 14 maggio in sostanza dice alle sezioni “armatevi e partite”. Il commissario, cioè, ribadisce che in attesa di disposizioni governative l’unica deroga possibile è sulla base di autorizzazioni congiunte di prefetture e regioni, scaricandosi da ogni responsabilità. Ma in un momento così particolare chi può pensare che le istituzioni abbiano il tempo di rispondere alle sezioni? Ben più efficace sarebbe stata una richiesta formalizzata dall’Uits, magari simile a quella inviata da Paolo Sesti, anch’egli commissario straordinario, ma della Fitds-Federazione italiana tiro dinamico sportivo, al prefetto Stefano Gambacurta, direttore dell’Ufficio per l’amministrazione generale del ministero dell’Interno, e ben diversa da quella del collega Rugiero.

Gli stessi presidenti hanno evidenziato che il commissario erroneamente associa l’attività formativa con quella addestrativa: il dpcm del 26 aprile, infatti, non consente attività formative, ma non parla di attività addestrativa. L’Aeroclub, giuridicamente fratello dell’Uits, comunque, da lunedì 18 maggio riaprirà anche alle attività didattiche.

Ma ricapitoliamo, senza polemica, il percorso contraddittorio tenuto dall’Uits in queste settimane. Attraverso il comunicato del 9 marzo ha sospeso le attività, compresa quella istituzionale, pur non essendoci nel dpcm specifiche indicazioni circa le attività di certificazione riconducibili a un servizio pubblico come quello svolto dalle sezioni.

Nel comunicato del 10 marzo il commissario ha fatto appello al “buonsenso e alla sensibilità di ognuno di noi”, evidenziando ancora una volta che non è intervenuta nessuna specifica norma che possa legittimamente fare interrompere il servizio pubblico. Le questure in detto periodo proseguivano la loro attività di rilascio dei titoli di polizia. Nello stesso comunicato il commissario ha scritto che la chiusura è “a tutela della salute che di certo vale più della sport e di conseguenza anche dello svolgimento dell’attività istituzionale”. In questo passaggio si evidenzia ancora di più l’assenza di un adeguamento a una precisa disposizione governativa.

Nel comunicato del 15 aprile il commissario ha scritto che avrebbe valutato l’ipotesi di ripresa dell’attività istituzionale di concerto con il ministero dell’Interno. Nel comunicato del 14 maggio, in buona sostanza, il commissario ha scaricato la responsabilità su regioni e prefetti.

I presidenti laziali non ne fanno una questione politica, né sanitaria. Legittimamente e senza pericoli, rispettando le prescrizioni, ci sono migliaia di guardie giurate, polizie locali e appassionati che aspettano di poter andare al poligono. E ricordano che la proroga della validità dei titoli di polizia, 90 giorni dopo il 31 luglio, non regolamenta le quadrimestrali esercitazioni che le guardie giurate devono svolgere.

Il commissario Rugiero, sicuramente animato da buone intenzioni, ha chiuso le sezioni sulla base di una sua decisione senza che vi fosse alcuna norma a prescriverlo. Successivamente, agganciando la sua interpretazione all’articolo 1 comma 1 sub K del dpcm del 26 aprile si è complicato la vita, creando un vincolo che ora risulta difficile da sciogliere. Una simile determinazione da parte di un ente pubblico, quale è l’Uits, non sarebbe priva di conseguenze: anzi, potrebbe aver creato anche un danno erariale, privandosi senza motivo le sezioni del Tsn, ma anche lo stesso ente, delle risorse economiche provenienti proprio dall’attività certificatoria.