Suicidi nelle forze dell’ordine: serve un “piano Marshall”

Quella dei suicidi tra gli appartenenti alle forze dell’ordine è una vera e propria strage che, però, si consuma nell’apparente indifferenza da parte della politica: secondo i dati diffusi dall’Osservatorio suicidi in divisa (Osd), per il solo 2022 (dato aggiornato ai primi di agosto), sono stati 57 gli operatori che hanno drammaticamente posto fine alla propria vita. Il tasso di suicidi, a seconda del corpo di appartenenza dell’operatore, risulta essere anche più che doppio rispetto alla media nazionale per i normali cittadini.

Su questo tema si è recentemente espresso il sottosegretario agli Interni Nicola Molteni, il quale ha lanciato la proposta di un vero e proprio “piano Marshall” per cercare di salvaguardare il benessere psicologico degli operatori: “Quello del disagio e dello stress delle forze dell’ordine è un tema delicato che tocca tutto il mondo sicurezza e difesa e che coinvolge anche gli agenti della polizia penitenziaria”, ha dichiarato all’Adnkronos, “è un tema centrale e fondamentale al quale la politica non si può e non si deve sottrarre. La necessità di investire per garantire il benessere delle forze dell’ordine deve essere la priorità: dobbiamo mettere i nostri uomini e le nostre donne in divisa nella condizione di poter operare nel modo migliore possibile, da un lato per essere più efficaci, dall’altro lato per evitare situazioni di disagio e di stress. Questa è la precondizione per avere più sicurezza sul territorio.

C’è un problema enorme di assunzioni, oggi noi abbiamo 99mila poliziotti. Da qui al 2030 ne andranno in pensione 40mila, quindi serve un piano Marshall assunzionale. La Legge Madia del 2015 che ha tagliato 10mila forze dell’ordine solo nella polizia è stata un disastro. La prima cosa da fare è quindi operare sul tema delle assunzioni, perché l’esigenza di sicurezza da parte dei territorio aumenta. Nel corso del Covid le forze dell’ordine hanno svolto attività straordinarie e un lavoro immenso con turni massacranti e straordinari. Questo crea stress e disagio e serve quindi supporto psicologico. Il lavoro del comparto sicurezza e difesa è usurante. Quest’anno abbiamo chiuso il contratto 2019-2021, bisogna immediatamente lavorare per il nuovo contratto investendo sulla specificità del ruolo del poliziotto e mi riferisco alle tutele legali e sanitarie e alla previdenza complementare. Già nell’ultimo contratto abbiamo messo più soldi, dobbiamo metterne di più. Bisogna aumentare le tutele operative e sanitarie nei confronti delle forze dell’ordine.

C’è un tema che influisce in maniera determinante sull’operatività, quello delle aggressioni: 2.600 all’anno sono numeri spaventosi. Dico sempre che chi mette le mani addosso a un poliziotto mette le mani addosso allo Stato.

Molteni sottolinea che ”bisogna lavorare sull’organizzazione e penso al tema dei turni, degli straordinari, del turnover, al tema dei trasferimenti, per rendere il meno stressante e meno complicata e disagiata possibile l’attività dei nostri poliziotti. Sono poi particolarmente orgoglioso delle dotazioni, penso al Taser, strumento di difesa e non di offesa, che abbiamo messo a disposizione di polizia, carabinieri e guardia di finanza che fanno attività di controllo del territorio. Stiamo lavorando per estenderlo anche alle specialità della polizia come stradale, ferroviaria e polizia di frontiera. Le body cam, che per il momento abbiamo introdotto solo a chi fa ordine pubblico, vanno estese sia all’operatore sulle divise sia alle volanti perché diventa uno strumento di tutela e di protezione imprescindibile. Dobbiamo trovare le condizioni per estendere l’uso del Taser, ora previsto solo per polizia, carabinieri e guardia di finanza anche alla polizia penitenziaria. Inoltre nelle carceri va implementata la videosorveglianza perché anche lì assistiamo ad atti di violenza inaudita nei confronti di chi indossa una divisa”.