Specie protette in crescita, l’intervento di Dreosto

Nell’ultima riunione dell’intergruppo caccia, biodiversità e cultura rurale del parlamento europeo è stato affrontato il tema dell’autorizzazione del prelievo di specie attualmente protette ma in costante aumento. Dreosto chiede indicazioni precise alla Commissione europea

L’ultima riunione dell’intergruppo caccia, biodiversità e cultura rurale del parlamento europeo, svoltasi via Webinar, aveva come principale tema della discussione lo status di alcune specie di avifauna, attualmente inserite nell’elenco delle specie protette dalla Direttiva uccelli, ma in costante aumento sul territorio europeo, tanto da costituire spesso una vera e propria minaccia per l’agricoltura. Ne sono un esempio la tortora e, soprattutto, l’oca selvatica, ancora protetta in Italia, ma anche causa di ingenti danni alle colture cerealicole. Il vicepresidente dell’intergruppo Marco Dreosto con il suo intervento ha evidenziato le incongruenze della Commissione europea in merito alle strategie da adottare per le specie in declino e all’assenza, invece, di una strategia per il contenimento delle specie in aumento. Emblematico il caso di moriglione e pavoncella, per i quali la Commissione ha suggerito agli Stati membri il divieto di prelievo a causa della loro classificazione nell’ambito dell’Accordo sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori dell’Africa-Eurasia. Se per le specie a rischio, quindi, la Commissione ha dimostrato di saper intervenire rapidamente con divieti di prelievo, lo stesso non si può dire con le specie che abbiano fatto registrare crescite costanti, abbandonando lo status di specie minacciate e diventando addirittura dannose. «Perché la Ce non ha mai proposto di facilitare la caccia alle specie in aumento o stabili che non siano cacciabili per la Direttiva Uccelli, per esempio applicando una deroga?» ha commentato Dreosto, aggiungendo anche «Se la Ce continua a suggerisce solo di sospendere la caccia, semplicemente la lista delle specie cacciabili sarà ridotta, ma questo non è in linea con i principi biologici e la situazione attuale degli uccelli selvatici in Eurasia, aggiungendo una percezione negativa della Commissione nei cacciatori europei».