Sparare in aria “a scopo intimidatorio”: una follia da non fare!

Un episodio di cronaca recente, che ha visto un legale possessore di armi mettere in fuga alcuni ladri dalla sua proprietà sparando alcuni colpi in aria, ci porta a occuparci di questa pratica, che è radicatissima nell’immaginario collettivo di tutti, complici i film di Hollywood e non solo, ma che è pericolosissima e può esporre chi la fa anche a conseguenze penali. Pratica, peraltro, che ancora fino a tempi recentissimi era insegnata agli appartenenti alle forze dell’ordine ed è a tutt’oggi abbondantemente praticata in ambito professionale.

Elementi di fisica
Il mito collettivo sembra prendere in considerazione il fatto che, sparando in aria, il cielo funga per così dire da aspirapolvere, portando il proiettile con sé negli spazi siderali. Oppure, si ritiene che il proiettile, una volta esaurita la propria spinta ascensionale a causa della forza di gravità, discenda verso il suolo planando dolcemente come una piuma d’uccello. Be’, la notizia è che sono sbagliate entrambe le ipotesi. Che si tratti di un proiettile per pistola o per carabina o per fucile a canna liscia, la gittata massima verticale è ben inferiore a quella di un missile! Per di più, anche mettendocisi con impegno, è pressoché impossibile riuscire a fare in modo che il proiettile venga sparato con traiettoria perfettamente verticale, quindi la traiettoria sarà costituita da una parabola più o meno accentuata, che porterà il proiettile ad atterrare anche molto lontano rispetto al punto d’origine. A seconda di quanto sia accentuata la parabola, un proiettile per pistola (diciamo un 9 mm parabellum o un 9×21) può percorrere anche oltre 2.000 metri e un proiettile per carabina anche oltre 4.000 metri di distanza. All’arrivo, la velocità residua può anche essere superiore ai 100 metri al secondo, il che significa che può causare lesioni potenzialmente molto serie e ancora letali. Se si considera, inoltre, l’ipotesi nella quale il colpo “per intimidazione” venga sparato in città, quindi con elevata densità abitativa, il rischio che possano verificarsi danni a persone o a cose diventa esponenzialmente più elevato. Pensiamo semplicemente ai balconi delle case, ai passanti sul marciapiede, ai tavolini all’aperto di bar e ristoranti eccetera.

Elementi di legge
Al di là delle leggi della fisica, c’è anche il nostro ordinamento giuridico a sconsigliare un legale detentore di armi a sparare in aria: parliamo del reato previsto e punito dall’articolo 703 del codice penale, “accensioni ed esplosioni pericolose”, il quale recita: “Chiunque, senza la licenza dell’Autorità, in un luogo abitato o nelle sue adiacenze, o lungo una pubblica via o in direzione di essa spara armi da fuoco, accende fuochi d’artificio, o lancia razzi, o innalza aerostati con fiamme, o in genere, fa accensioni o esplosioni pericolose, è punito con l’ammenda fino a euro 103. Se il fatto è commesso in un luogo ove sia adunanza o concorso di persone, la pena è dell’arresto fino a un mese”. È chiaro che la sanzione sembra ridicola, quello che è meno evidente a prima vista è che questo tipo di contestazione di reato è quella che oggi come oggi legittima l’autorità di pubblica sicurezza a sequestrare le armi e ritirare le relative licenze di polizia, argomentando che il titolare non darebbe più affidabilità di non abusare delle armi. Siete ancora convinti di cavarvela con un biglietto da 100 euro?

La conclusione è una e una sola: le armi da fuoco “vere” e soprattutto le cartucce “vere” a palla o a pallini non devono essere sparate verso alcunché che non si voglia volontariamente colpire, men che meno il cielo. Perché tutto quello che va su, prima o poi torna giù e son dolori per tutti.