Parte il piano anti-colombi nel Vicentino

Il presidente Confavi, Maria Cristina Caretta, ha salutato positivamente il provvedimento della provincia di Vicenza con la quale è stato attivato il piano di controllo sulla popolazione faunistica del colombo di città. “L’Assessore provinciale alla caccia, Marcello Spigolon”, ha affermato la Caretta, “ha dato un’ulteriore dimostrazione di concretezza e operatività, dimostrando di essere attento anche alle misure necessarie per tutelare le colture agricole messe a repentaglio da numerose specie

Il presidente Confavi, Maria Cristina Caretta, ha salutato positivamente il provvedimento della provincia di Vicenza con la quale è stato attivato il piano di controllo sulla popolazione faunistica del colombo di città. “L’Assessore provinciale alla caccia, Marcello Spigolon”, ha affermato la Caretta, “ha dato un’ulteriore dimostrazione di concretezza e operatività, dimostrando di essere attento anche alle misure necessarie per tutelare le colture agricole messe a repentaglio da numerose specie di animali nocivi tra le quali la forma domestica inselvatichita dei colombi”.

Il piano di controllo è da attuarsi nell’arco temporale di tre anni e prevede il contenimento fino al massimo del 30% della popolazione dei colombi di città in provincia di Vicenza.

Responsabile per la corretta attuazione di questo piano di controllo é il corpo di polizia provinciale, coadiuvato da ausiliari in possesso di regolare licenza, cioé da cacciatori nominativamente autorizzati.

“È proprio la notizia dell’autorizzazione data ai cacciatori di coadiuvare gli agenti di polizia provinciale nell’azione di contenimento delle popolazioni di specie nocive a scatenare la reazione stizzita degli animal-ambientalisti nostrani”, prosegue la Caretta:

“Le Associazioni animal-ambientaliste, in maniera demagogica, oggi accusano i cacciatori di voler sparare, sempre e comunque. Credo veramente che la misura sia colma e che sia arrivato il momento di dire basta all’ipocrisia. Ancora una volta le istituzioni chiedono l’intervento dei cacciatori per far fronte a una grave emergenza, rappresentata in questo caso dall’eccessiva proliferazione ed espansione demografica dei colombi di città. Il numero particolarmente elevato di piccioni provoca danni alle coltivazioni agricole, danni a monumenti e fabbricati, sporcizia e degrado dell’ambiente urbano, rischi sanitari. Occorre sapere che i sovraffollamenti dei piccioni aumentano il rischio di infezioni a danno delle fasce più deboli di popolazione umana (vecchi e bambini), essendo queste fasce le più a rischio per le principali patologie di cui sono portatori i piccioni, quali l’Ornitosi, la Toxoplasmosi, la Salmonellosi e la Borreliosi, oltre alle zecche che vivono abitualmente sui piccioni ma che possono trasferirsi agli esseri umani. Il mondo dei cacciatori è pronto a mettersi a disposizione del corpo della polizia provinciale e a farlo, come sempre, gratuitamente per il bene di tutta la collettività. Nello svolgere questa importante funzione di volontariato i cacciatori chiedono sia ricordato il ruolo che gli stessi svolgono silenziosamente e quotidianamente, quando si occupano di ripristino ambientale, di gestione della fauna e dei nocivi, quando si occupano di lotta alla deforestazione, di gestione dell’ ecosistema e di equilibrio ambientale. Le istituzioni, per le quali i cacciatori svolgono queste importanti funzioni, comincino però a spiegare all’opinione pubblica l’entità dei danni provocati alle colture agricole dagli animali nocivi, sensibilizzino l’opinione pubblica sul ruolo importante che svolgono i cacciatori per contenere l’espansione demografica della nutria che tanti danni sta provocando all’ecosistema, minando la sicurezza idraulica dei nostri territori. La scuola di pensiero animalista ritiene che questi e tutti gli altri animali nocivi non debbano essere toccati perché “anch’essi hanno il diritto di vivere”.

La nostra scuola di pensiero ci impone invece di salvaguardare, prima di ogni altra cosa, la salute e la sicurezza degli esseri umani, non annientando alcune specie, ma contenendone l’espansione numerica in modo da evitare che la loro eccessiva proliferazione comporta seri rischi per l’uomo e per l’ambiente”.