Ministero rimandato a settembre

Il decreto “correttivo” del 204 è stato rimandato alla prima o seconda settimana di settembre, con una serie di audizioni in commissione. Di più, è stato respinto con perdite.

 

Il decreto "correttivo" del 204 è stato rimandato alla prima o seconda settimana di settembre, con una serie di audizioni in commissione. Di più, è stato respinto con perdite.
Sembra anche che il prefetto Gianfranco Tomao, che ha svolto il ruolo di direttore dell'Ufficio per l'amministrazione generale del Dipartimento della pubblica sicurezza, sia stato destinato ad altro incarico. D'altra parte è emersa con chiarezza l'inconsistenza del decreto preparato dal ministero e l'incoerenza con la delega e la legge comunitaria. Lo hanno ammesso persino il vice ministro dell'Interno Filippo Bubbico e il relatore Maurizio Migliavacca e anche Anna Finocchiaro, entrambi del pd. Nonché i senatori Sergio Divina e Roberto Calderoli della lega Nord, Anna Cinzia Bonfrisco (pdl), che sono intervenuti in aula. Le misure che il ministero dell’Interno vorrebbe attuare, inoltre, non avrebbero alcun effetto concreto sulla sicurezza e sull’ordine pubblico. Se si guarda a un recente caso di cronaca, come quello del vigile urbano di Cardano al Campo (Va), per esempio, non si capisce poi quale peso avrebbe ridurre il numero di colpi nei caricatori. O se si considerano le difficoltà di aggiornamento in tempo reale del database che registra possesso e detenzione di armi. 
Ma cosa più importante è che, secondo una recente statistica, nei casi di cronaca nera in Italia degli ultimi tre anni, soltanto il 2,27% dei casi di omicidio è stato compiuto con armi da fuoco legalmente detenute, contro il 21,64% dei casi di omicidio commessi con armi da fuoco illegali. Considerando il complesso dei reati compiuti con armi (omicidi, rapine eccetera), soltanto l’8,1% è stato compiuto con armi legalmente detenute, contro il 79,64% dei casi in cui è stata utilizzata un’arma illegale.Il ministero dell’Interno continua a voler recitare un ruolo che non gli compete, cercando di sostituirsi al ruolo di legislatore che soltanto il parlamento può esercitare. 
E continua a sbandierare la necessità di interventi punitivi nei confronti degli appassionati delle discipline sportive praticate con armi da fuoco, fingendo di non conoscere dati che certificano esattamente l’opposto e contrabbandando la repressione nei confronti di chi detiene e utilizza nel rispetto della legge armi da fuoco, come metodo di contrasto a fenomeni criminali. 
In un momento così difficile, con la coesione sociale messa a dura prova da una crisi economica senza paragoni, solerti funzionari e dirigenti del ministero sembrano del tutto indifferenti al fatto che l’introduzione di pastoie burocratiche e amministrative hanno il solo risultato di costituire una grossa zavorra per la competitività del settore armiero.
Il decreto è stato rimandato a settembre, nel frattempo dovranno essere risentite le associazioni e, questa volta, ci auguriamo che lo spirito – da parte di tutti – sia maggiormente collaborativo.