Lettera aperta dal Banco

Ecco la lettera di Antonio Girlando, direttore del banco nazionale di prova, ente che per la sua piena funzionalità attende un decreto congiunto di ministero dello Sviluppo economico e di quello dell’Economia e delle finanze. Da ben dodici mesi! Intanto continua a svolgere utilmente la sua fondamentale attività.

 

Ne avevamo già scritto sul fascicolo di novembre. Scomparso il catalogo, si fa un gran parlare del ruolo chiave che spetterebbe al Banco nazionale di prova. Almeno si tratta di organismo tecnico e non “politico” (o peggio) come la Commissione consultiva. Tuttavia l'ente si trova in una situazione incresciosa. Da febbraio 2011 non è più ente. E le sue funzioni dovevano essere svolte dalla Camera di commercio di Brescia, per esempio con la costituzione di un’azienda speciale o altra forma organizzativa idonea. Per il “passaggio di consegne”, però, serviva un decreto congiunto di ministero dello Sviluppo economico e di quello dell’Economia e delle finanze, atteso entro 60 giorni. E mai arrivato: i 60 giorni sono diventati dodici mesi…Ce l'aveva confermato lo stesso direttore, Antonio Girlando (nella foto)«Forse hanno considerato la durata del giorno di Urano… In realtà pare che al ministero di Tremonti abbiano stoppato tutto perché ritengono che se l’ente era stato inserito tra quelli inutili un qualche motivo ci deve essere. E così noi che facciamo utili, basta vedere il bilancio da 5 milioni di euro, continuiamo a essere tra coloro che sono sospesi. Non sanno quello che fanno e, in qualche modo, ci suggeriscono di arrangiarci, perché la nostra attività deve andare avanti. Il Banco deve avere al più presto una governancedefinita e pienamente operativa. È auspicabile, ma in questo Paese oltre a essere bravi a fare errori, non si ha l’umiltà di riconoscerli e quindi correggerli, che si torni alla situazione iniziale che in undici anni ha fatto crescere tecnicamente, economicamente e in credibilità internazionale il Banco. Rischiamo parecchio, sotto tanti aspetti, il vuoto legislativo. Non possiamo essere propositivi o critici per mancanza di collegamenti con i ministeri preposti in seno agli organismi internazionale come il Cip, non possiamo sviluppare l’attività e, anzi, perdiamo competitività con i banchi esteri. E chissà cos’altro».

L’attività rischia la paralisi? Niente più bancature di armi italiane? Non so, ma anche se a qualcuno potrebbe fare piacere, è un rischio che ci piacerebbe fosse scongiurato. In ogni caso, ecco la lettera aperta dello stesso Girlando.