La Walther Ppk di James Bond: la storia dietro la leggenda

La Walther Ppk è diventata una delle pistole semiautomatiche probabilmente più famose al mondo, grazie al personaggio di James Bond, magistralmente interpretato al cinema da Sean Connery, e poi George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig. Un binomio inscindibile, quello tra la piccola pistola tedesca e l’agente segreto britannico, che spesso viene dato per scontato ma che, in realtà, non era assolutamente “nato” insieme al personaggio. Ma allora, “chi” è stato a dare in mano a James Bond la sua celeberrima Ppk? E quando? Ma soprattutto, perché è stata scelta proprio la Ppk?

La vicenda della pistola di James Bond presenta interessanti retroscena che, oggi come oggi, non vengono spesso ricordati, tanto che molti ne ignorano l’esistenza. Nei primi romanzi di 007, Ian Fleming in effetti affida al suo alter ego letterario una Beretta in 6,35 mm (generalmente si identifica l’arma con la pistola modello 418). A far cambiare idea all’autore non furono misteriose pastette commerciali con l’azienda tedesca di Ulm o chissà quali altre macchinazioni: l’artefice del cambiamento fu, in effetti, Geoffrey Boothroyd, uno tra i più celebri esperti d’armi britannici dell’epoca, il quale scrisse a Fleming (correva l’anno 1956) esprimendo il proprio apprezzamento per il personaggio ma argomentando che, secondo lui, l’arma da utilizzata non fosse idonea a un agente segreto, quanto piuttosto “a una signora”. Fleming fu incuriosito dalla questione e rispose a Boothroyd, dando l’avvio a una fitta corrispondenza, relativa a quale arma far impugnare da quel momento in poi all’agente segreto più famoso della letteratura e, successivamente, del cinema. La proposta iniziale di Boothroyd era relativa a un revolver, Fleming rispose che preferiva una semiautomatica, a quel punto l’esperto d’armi propose la Ppk, in quanto dotata di un maggior potere d’arresto rispetto alla Beretta in 6,35 mm e provvista di scatto in Doppia azione, il che avrebbe consentito una più rapida esplosione del primo colpo. Il consiglio fu accolto e la Ppk fece la sua comparsa già nel romanzo Dr No del 1958. L’uscita di scena della Beretta nel film Licenza di uccidere è sicuramente ingloriosa (il superiore di Bond, “M”, gli impone di cambiarla perché si sarebbe inceppata, facendo sì che 007 venisse ferito), ma sta di fatto che un qualche sistema per giustificare la nuova scelta bisognava trovarlo, ed è stato trovato quello. Allo stesso modo, una pistola in 9×19 mm era ritenuta (non a torto) eccessivamente ingombrante per un soggetto destinato a operare in borghese e sotto copertura.

Aneddoto nell’aneddoto, in realtà nel film Licenza di uccidere l’arma che impugna Sean Connery non è una Ppk, bensì una Walther Pp, che è stata venduta recentemente all’asta per una cifra da capogiro.

Il ruolo di Boothroyd nella scelta delle armi di James Bond fu, in seguito, “ufficializzato” per così dire dalla Bbc nel 1964, con un documentario televisivo a lui dedicato, intitolato The guns of James Bond, presentato da Sean Connery sul set di Goldfinger. Il resto, come si dice, è storia: la Ppk è diventata la compagna inseparabile di James Bond, tanto che dopo una iniziale sostituzione con la Walther P99 (da Tomorrow never dies a Quantum of solace), torna al fianco dell’agente segreto a partire dal film Skyfall.