Kesselring è tornato nel suo bunker

Il 13 settembre 2014, dopo 70 anni, una foto-ricostruzione dell’associazione di reenactement Historica XX secolo ha riproposto straordinarie scene di vita quotidiana dei soldati tedeschi nelle gallerie scavate sotto il monte Soratte, a 60 km da Roma. (Andrea Cionci)

Il 13 settembre 2014, dopo 70 anni, una foto-ricostruzione dell’associazione di reenactement Historica XX secolo ha riproposto straordinarie scene di vita quotidiana dei soldati tedeschi nelle gallerie scavate sotto il monte Soratte, a 60 km da Roma. Il sito è un vero palinsesto storico: nel 1937, per volere di Mussolini, sotto al monte Soratte (691 m) venne avviato lo scavo di numerose gallerie che avrebbero dovuto fungere da ricovero antiaereo per le alte cariche del Regio Esercito, pur sotto le mentite spoglie di fabbrica di armi della Breda: le cosiddette “officine protette del Duce”. Nel settembre del 1943, l'“Oberbefehlshaber Süd” (Comando Supremo del Sud) guidato dal Feldmaresciallo Albert Kesselring, si stabilì sotto al Soratte dove rimase per  circa dieci mesi: i 4 km di sotterranei ben si prestarono come rifugio resistendo al pesante bombardamento del 12 maggio 1944, effettuato da due stormi di B-17 alleati, partiti appositamente da Foggia. Prima di abbandonare l’area, Kesselring dette ordine di minare ed incendiare tutto il complesso ipogeo. Pare inoltre che un convoglio di Ss in fuga avesse interrato nel bunker alcune casse contenenti parte dell’oro sottratto alla Banca d’Italia: le stesse non furono mai ritrovate e tutt’oggi, nonostante in molti (persino il Genio dell’Esercito) abbiano compiuto ricerche,  la loro sorte è avvolta dal mistero.

Per anni, dopo la guerra, il complesso del Soratte servì da polveriera, finché, nel 1967, durante gli anni della Guerra fredda, sotto l’egida della Nato, venne modificato un tratto delle gallerie, che assunse l’aspetto di bunker anti-atomico per il governo italiano. I lavori, solo parzialmente terminati, si protrassero fino al 1972, quando, per ragioni ancora incerte, vennero bruscamente interrotti. L’area, da allora, rimase abbandonata, ma da alcuni anni è stata riacquisita dal Comune di Sant’Oreste ed è oggetto di un progetto di recupero per l’allestimento di un museo storico diffuso. Oggi le gallerie sono visitabili grazie all'impegno dell’Associazione Culturale “Bunker Soratte”. Il vice-presidente Giuseppe Lo Gaglio, collezionista di veicoli militari, racconta le difficoltà incontrate per il recupero delle gallerie: "Giacevano ormai da anni in completo abbandono, con ancora ben evidenti, in molti tratti, i danni delle distruzioni avvenute durante la seconda guerra mondiale, ma il fattivo impegno dei giovani volontari dell'associazione le ha rese agibili e  fruibili ai visitatori, anche grazie all'allestimento di un percorso museale, con materiali, veicoli, e scenografie d'epoca, sia degli anni ‘40 che della guerra fredda. Non secondario, l'impegno nella ricerca storico-documentale che ci ha portato anche in Germania, presso l'Archivio di stato e militare, dove abbiamo potuto trovare utili fotografie e documenti ".

La cura per i minimi dettagli uniformologici  – spiega il presidente di Historica XX secolo Massimo Castelli –  nasce da fonti di studio bibliografiche e fotografiche. Bisogna avvicinarsi a questo hobby con precisione quasi “maniacale” poiché il limite fra la cialtroneria e la credibilità storica è veramente sottile. Mentre i media e le istituzioni snobbano questo approccio vivo alla storia – per una evidente forma di pregiudizio verso tutto ciò che è militarietà – la popolazione,  soprattutto giovanile, vi si accosta con grandissimo interesse. Una cosa è, infatti, leggere la storia sui libri, un’altra è vedere e toccare con mano. Collaboriamo fra associazioni di rievocatori sempre volentieri, non solo per il comune intento culturale, ma anche perché animati dalla stessa voglia di abbattere ogni vetusta barriera ideologica, onorando chi combatté onorevolmente per la propria Patria”.

In genere, le uniformi che indossiamo sono repliche fedeli – spiega il vicepresidente Massimo Lucioli – ma spesso le buffetterie, gli elmetti, i gibernaggi e anche le armi leggere, (disattivate e totalmente in regola) sono originali.  Le armi pesanti e i mezzi, invece, sono sempre autentici, debitamente restaurati. A questa rievocazione hanno partecipato circa 50 reenactors: abbiamo esposto una Kubelwagen del 1944, quattro motociclette con tre sidecar, una mitragliera da 20 mm, (originale, usata anche nel conflitto della ex-Jugoslavia) un cannone anticarro Pak 38 da 50 mm (trovato qui in zona semidistrutto e poi restaurato). Abbiamo presentato anche un camion Fiat Taurus dalla storia interessante: requisito dai tedeschi dopo l’8 settembre, fu da essi abbandonato  sulla Laurentina durante la ritirata del 4 giugno ‘44. Il parroco della Montagnola lo prese e, fattolo aggiustare,  lo usò per i rifornimenti ai borghigiani della zona. Nel ‘45 fu ceduto al cinema e partecipò al film “Roma città aperta”, di Rossellini. E’ rimasto di proprietà della ditta di attrezzerie cinematografiche Fratelli Cartocci, per molti anni, prendendo parte a tantissimi film dopodiché lo abbiamo comprato, come associazione, un anno fa, per circa 15 mila euro”.

La foto-ricostruzione è stata curata, anche nella sceneggiatura, dal fotografo Marco Marzilli il quale ha adattato particolari filtri per ottenere effetti di antichizzazione decisamente realistici. Sono state riprodotte varie situazioni: l’arrivo del Feldmaresciallo Kesselring, la sala radio, il bar allestito nel bunker, il posto di guardia, la postazione antiaerea e il cannone anticarro.

Attualmente, è in stampa il libro di foto-ricostruzione sulla battaglia di Cassino. Fra qualche tempo uscirà anche il fascicolo su “Oberkommando Kesselring” (disponibile presso il sito www.historicaxxsecolo.it )  di cui l’associazione ha offerto alcune anticipazioni fotografiche. (Andrea Cionci)