Incredibili affermazioni dal sindacato guardie giurate

Poco prima di ferragosto, una ex guardia giurata ha ucciso la moglie in Trentino, utilizzando una delle armi da fuoco in suo possesso. Logico, secondo l’italico malcostume, che l’Adige del 17 agosto riporti un articolo di denuncia sulle “armi facili”: un po’ meno che a dare man forte a questa demagogia ormai trita e ritrita sia proprio un professionista delle armi: Vincenzo Del Vicario, segretario nazionale del Savip, il sindacato delle guardie giurate italiane. … Poco prima di ferragosto, una ex guardia giurata ha ucciso la moglie in Trentino, utilizzando una delle armi da fuoco in suo possesso. Logico, secondo l’italico malcostume, che l’Adige del 17 agosto riporti un articolo di denuncia sulle “armi facili”: un po’ meno che a dare man forte a questa demagogia ormai trita e ritrita sia proprio un professionista delle armi: Vincenzo Del Vicario, segretario nazionale del Savip, il sindacato delle guardie giurate italiane. “mancano le visite di controllo periodiche”, denuncia Del Vicario, “mancano le verifiche sulla detenzione e sulla corretta custodia delle armi. Ma la cosa più grave è che le già poche garanzie presenti durante l’attività professionale svaniscono nel nulla quando una guardia giurata decide di cambiare lavoro: un metronotte che cambia mestiere può tenersi tutte le armi in dotazione e a quel punto nessuno, nemmeno formalmente, è più tenuto a verificare cosa ne faccia, dove le tenga e come le utilizzi. Sullo sfondo ci sono gli enormi interessi economici legati al business delle armi. E anche la burocrazia statale, in questo, non sembra immune da qualche interesse: pensate alle autorizzazioni, alle tasse per il porto d’armi, ai milioni di euro in marche da bollo. D’altronde, in Italia, noi guardie giurate siamo 54 mila e ognuna, in servizio, può acquistare regolarmente fino a tre armi da fuoco, per poi tenerle a vita. La verità è che c’è un vero Far west nel settore, e gli effetti si fanno evidenti. Oggi come oggi”, chiosa Del Vicario, “basta una visita medica annuale, magari non sempre effettuata come si dovrebbe, e tre sessioni al poligono di tiro per continuare a essere guardia giurata. Ma ci vuole ben altro per indagare il disagio psichico, l’eventuale frustrazione, il pericolo di squilibrio che può interessare la soggettività di una persona”. La speranza è che il giornalista che ha effettuato l’intervista abbia travisato le parole del segretario nazionale Savip, perché in caso contrario le affermazioni sarebbero quantomeno gravi. Come si fa, infatti, ad affermare che “mancano le visite di controllo periodiche” quando le guardie giurate le effettuano molto più spesso rispetto alle forze dell’ordine? Come si fa a stupirsi del fatto che una guardia giurata possa tenere le armi “di servizio” anche dopo la fine del rapporto di lavoro visto che, come ogni cittadino, nella maggior parte dei casi le ha dovute comprare e pagare di tasca propria? O vogliamo “espropriarle” in modo squisitamente sovietico? Il riferimento alle tasse per il Porto d’armi, poi, è quantomeno incongruo, visto che le guardie giurate usufruiscono del Porto d’armi a tassa ridotta (praticamente azzerata).