In Georgia, “armi ovunque”

Il governatore della Georgia, Nathan Deal, ha firmato un provvedimento destinato a suscitare polemiche infuocate e già battezzato “armi ovunque”, che consente di portare armi anche in luoghi finora “tabù” come chiese, palazzi governativi, bar. I distretti scolastici potranno, inoltre, decidere autonomamente se permettere ad alcuni impiegati di entrare armati negli istituti

 

Il governatore della Georgia, Nathan Deal, ha firmato un provvedimento destinato a suscitare polemiche infuocate e già battezzato “armi ovunque”, che consente di portare armi anche in luoghi finora “tabù” come chiese, palazzi governativi, bar. I distretti scolastici potranno, inoltre, decidere autonomamente se permettere ad alcuni impiegati di entrare armati negli istituti.

 

Ovviamente, il provvedimento ha suscitato immediate proteste da parte del gruppo dei “sindaci contro le armi illegali” fondato dall’ex sindaco di New York, Michael Bloomberg (il quale, più che delle armi illegali, sembra preoccuparsi di quelle legalmente detenute). Altrettanti commenti negativi sono stati espressi dall’associazione Americans for responsible solutions creato dalla ex parlamentare Gabby Giffords, ferita alla testa qualche anno fa in Arizona durante una sparatoria. Si oppongono al provvedimento, però, anche le forze dell’ordine, che per bocca del direttore dei capi di polizia della Georgia, Frank Rotondo, hanno commentato: "Noi poliziotti non vogliamo certo più gente armata per le strade, in particolare nelle aree urbane più difficili". Per il parlamentare repubblicano Rick Jasperse, che ha presentato la legge, "non c'è nulla di estremo nel provvedimento, si è trattato solo di restaurare i diritti contenuti del Secondo emendamento, permettendo ai proprietari legali di armi di portarle con loro in più posti". A sostenere la legge sono stati non solo il governatore Deal, di fede repubblicana e in corsa per un secondo mandato, ma anche il suo oppositore democratico, il senatore Jason Carter, nipote dell'ex presidente Jimmy Carter.