Il rapporto dell’Atf sul commercio di armi negli Usa

Si chiama “National firearms commerce and trafficking assessment (Nfcta) il rapporto pubblicato recentemente dal Bureau of alcohol, tobacco, firearms and explosives in merito al commercio legale e al traffico illegale di armi da fuoco negli Stati Uniti. Al suo interno, molte interessanti informazioni in relazione ai volumi di produzione di armi e alle tendenze del mercato, con particolare riferimento al periodo compreso tra il 2000 e il 2020. In questo lasso di tempo, per esempio, il totale di armi prodotte dalle aziende statunitensi per ogni 100 mila abitanti è passato da 1.397 a 3.410. Nel quinquennio compreso tra il 2016 e il 2020, le aziende statunitensi produttrici di armi corte hanno prodotto oltre 33 milioni di armi corte; tre aziende in particolare, cioè Smith & Wesson, Sig Sauer e Ruger, hanno prodotto i due terzi del totale di armi corte realizzate in calibri fino al 9 mm compreso.

Un altro dato interessante è rappresentato dal fatto che, negli ultimi anni, la produzione nazionale di armi corte ha superato numericamente quella di armi lunghe, risultando la più importante categoria di produzione nazionale. Secondo l’Atf, questo effetto trainante è stato determinato dall’approvazione, in molti Stati dell’Unione, di normative che consentono il porto occulto per difesa personale, negli ultimi anni.

L’andamento del numero di licenze federali di tipo 07 (quella che consente al titolare di acquistare, vendere, riparare e produrre armi da fuoco e munizioni) segue l’andamento delle normative restrittive in materia di armi approvate nel tempo dai vari Stati dell’Unione, nel 2000 per esempio lo Stato nel quale si trovava il maggior numero di licenze di questo tipo era la California con il 7,7 per cento, nel 2020 invece la California è al sesto posto, con il 3,8 per cento. Il Texas, che nel 2000 era al secondo posto con il 7,2 per cento, adesso è al primo, con il 12,3 per cento.

La categoria di strumenti sottoposti alla normativa in materia di armi (e in particolare alla normativa del National firearms act) che ha avuto la maggior diffusione negli ultimi anni risulta però essere quella dei silenziatori, con un incremento di oltre il 613 per cento tra il 2010 e il 2020 e passando, nello stesso lasso di tempo, da una incidenza del 19 per cento tra tutte le categorie di prodotti soggetti a registrazione in base all’Nfa (come le carabine e i fucili a canna corta, Sbr) a quasi l’80 per cento del 2020.