Grazie ministro Alfano…

Ecco tutta la storia di come il ministero dell’Interno si fa beffe della volontà di cittadini, parlamento e governo quando di mezzo ci sono armi e diritti consolidati.

A poche ore dalla diffusione del testo del Decreto legislativo approvato lo scorso venerdì dal consiglio dei ministri, e che sembrerebbe sia già stato firmato dal presidente della Repubblica, appare sempre più chiara la strategia del ministero dell'Interno nella gestione di questa vicenda. Dopo aver approvato la prima stesura del Decreto, esercitando una delega del parlamento l'ultimo giorno dei ventiquattro mesi concessi, in pieno periodo estivo, con le commissioni parlamentari impegnate nell'esame di provvedimenti urgenti in materie economiche, un gruppo di volenterosi parlamentari e le associazioni che rappresentano il mondo delle armi e del tiro, sono riusciti comunque a portare avanti una trattativa che ha affrontato ogni aspetto di questo provvedimento.

L'adozione di questa modalità e i contenuti stessi del Decreto, in gran parte eccedenti la delega concessa dal Parlamento, rappresentavano una forzatura delle procedure costituzionali in quanto si tratta di materie attinenti la limitazione delle libertà personali e d'impresa che avrebbero dovuto essere trattate con procedure ordinarie quindi attraverso un Decreto legge che sarebbe stato discusso e convertito nella sede parlamentare.

Nonostante ciò è stato svolto un lavoro, di cui Armi e Tiro ha dato costantemente e trasparentemente notizia, che ha portato a conconcordare, nelle prime commissioni Affari costituzionali del senato e della camera con i rappresentanti del ministero dell'Interno, ogni punto e ogni virgola dei pareri che sono stati espressi. Il rappresentante del governo, il vice ministro dell'Interno Filippo Bubbico, ha espresso, in entrambi le commissioni, il parere positivo. E, nonostante ciò, il Decreto legislativo approvato lo scorso venerdì ha sostanzialmente stravolto uno dei punti sul quale i parlamentari sono stati irremovibili: l'articolo 6 contenente le misure transitorie che dovevano garantire la possibilità di detenere, produrre, importare, vendere le armi alle quali, con questo provvedimento, è stato limitato il numero di colpi nei caricatori. Il ministero ha quindi mancato di rispetto a parlamento e anche allo stesso governo. Non solo, ha reiterato ulteriormente questo atteggiamento non comunicando il mancato recepimento in un provvedimento a questo punto fortemente a rischio di illegittimità.

Allo stato delle cose quando, nei prossimi giorni, entrerà in vigore il Decreto, la possibilità di detenere tali armi sarà limitata ai prossimi diciotto mesi e la produzione, l'importazione e la vendita delle armi lunghe con caricatori con più di cinque colpi, diverse da quelle sportive, e le pistole da difesa con caricatori con più di quindici colpi, sarà immediatamente vietata.

Grazie ministro Alfano, auguri Italia.