Foreste e ungulati italiani in crescita

La rivista mensile Geo ha pubblicato uno studio, realizzato insieme al Wwf, che contribuisce a sfatare alcuni miti relativi all’inquinamento e alla deforestazione. Secondo questo studio, infatti, nel 1949 le foreste italiane coprivano 5,5 milioni di ettari, pari al 18 per cento del territorio, mentre nel 2007 si è arrivati al 25 per cento del territorio nazionale. La causa, secondo lo studio, non è da attribuire a specifiche attività di tutela dell’ecosistema, ma al… La rivista mensile Geo ha pubblicato uno studio, realizzato insieme al Wwf, che contribuisce a sfatare alcuni miti relativi all’inquinamento e alla deforestazione. Secondo questo studio, infatti, nel 1949 le foreste italiane coprivano 5,5 milioni di ettari, pari al 18 per cento del territorio, mentre nel 2007 si è arrivati al 25 per cento del territorio nazionale. La causa, secondo lo studio, non è da attribuire a specifiche attività di tutela dell’ecosistema, ma al semplice abbandono da parte dell’uomo di molte aree agricole ritenute non più redditizie. Più bosco significa più risorse per gli animali, e gli ungulati italiani sembrano aver subito un vero e proprio boom demografico. Nel lustro 2000-2005, la popolazione di cervi è aumentata del 43,9 per cento, quella del capriolo del 26,4 per cento, quella del muflone del 4,1 per cento, quella dello stambecco del 12,5 per cento e quella del camoscio del 10,8 per cento (ben del 72,3 per cento per la specie appenninica). Unica flessione quella della popolazione di daini, calata del 3,1 per cento, ma tutt’altro che in pericolo di estinzione. La popolazione di lupo non è più considerata in pericolo di estinzione e si sono verificati addirittura avvistamenti della lince, scomparsa dall’Italia all’inizio del XX secolo.