Europa e armi antiche: in discussione il limite cronologico?

La volontà da parte dell’Europa di includere anche le armi antiche nel campo di applicazione della direttiva europea, potrebbe portare a una radicale rivoluzione in merito alla stessa definizione di arma antica che, oggi, è in alcuni Paesi (tra cui l’Italia) basata su un criterio cronologico

Nel rapporto pubblicato dalla Commissione europea sullo stato di recepimento della direttiva armi tra i differenti Paesi dell’Unione, c’è anche un accenno alla possibilità che la direttiva stessa venga modificata in modo tale da ricomprendere anche le armi antiche nel campo di applicazione della direttiva. Oggi, infatti, la direttiva esclude esplicitamente le armi antiche dal campo di applicazione del documento, perché fino a questo momento non si è pervenuti a una convergenza sulle differenti normative nazionali che forniscono una definizione di “arma antica”. È interessante notare che nel rapporto si evidenzia come alcuni Stati dell’Unione abbiano sostanzialmente contestato il fatto che le armi antiche possano non ricadere nel campo di applicazione della direttiva, “sulla base del loro anno di fabbricazione anziché della loro capacità di nuocere”. In alcuni Paesi dell’Unione europea (tra i quali l’Italia, ma anche la Germania), la distinzione tra arma antica e arma moderna è infatti affidata a un limite cronologico di fabbricazione che, per l’Italia, è fissato nel 1890. Le armi prodotte prima di tale data sono antiche, quelle prodotte dopo tale data sono moderne.

Se le osservazioni dei Paesi europei saranno accolte, è verosimile che nella prossima direttiva europea si decida di ricomprendere anche le armi antiche nel campo di applicazione, modificando (e omogeneizzando in tutto il territorio europeo) la definizione di arma antica con corrispondente inasprimento dei requisiti perché l’arma possa essere considerata antica. Uno dei criteri potrebbe essere il fatto che sia ad avancarica o, se a retrocarica, che utilizzi munizionamento ormai obsoleto e non facile da realizzare (pensiamo per esempio alle armi ad ago con cartuccia di carta, come il fucile Dreyse). Questo vorrebbe dire la transizione da armi antiche ad armi comuni di tutti i modelli antecedenti al 1890, a retrocarica e percussione centrale.

Ciò comporterebbe, per gli appassionati e i collezionisti italiani, la transizione di un elevato numero di modelli di armi che oggi sono considerate antiche, nel novero delle armi comuni da sparo, con possibili problemi pratici e interpretativi.

Al momento, la Commissione ha annunciato di voler effettuare una valutazione di impatto al riguardo.